La donna, deceduta nel 2008 a 70 anni, era nata a Monte San Biagio e la sua morte è avvenuta per cirrosi epatica da epatite C, contratta a seguito di trasfusioni di sangue infetto del 1974 presso l'ospedale di Velletri.
«La donna aveva tentato inutilmente negli ultimi anni di vita una lotta contro il tempo per salvarsi sperando nella commercializzazione del farmaco salva-vita capace di eradicare il virus dell'epatite C - spiega l'avvocato Renato Mattarelli, specializzato in questo settore e al quale si era rivolto - Purtroppo solo nel 2013 a cinque anni dalla morte della donna il costosissimo farmaco Sofosbuvir-Sovaldi divenne accessibile, per pochi, in Italia per i malati di epatite C con costi a carico del servizio sanitario nazionale. Ciascun ciclo costava 70-80.000 euro».
L'avvocato aggiunge: «Sorprende che in uno stato di diritto, non solo il Ministero non ha vigilato sulle donazioni e trasfusioni di sangue del 1974 che hanno ucciso la donna pontina, ma soprattutto, che il farmaco che avrebbe potuto salvarle la vita costava così tanto che la 70enne non poteva permettersi. Come d'altra parte sorprende che la salvezza o meno dei malati di epatite C, ed in particolare quelli post-trasfusionali, debbano la loro salvezza ai tempi della burocrazia che ha reso accessibile il farmaco dal marzo 2013».
Va aggiunto che il farmaco, nel frattempo, ha un costo inferiore ed è accessibile a tutti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA