Minacce deliranti su you tube contro il Csm: rinviato a giudizio

Minacce deliranti su you tube contro il Csm: rinviato a giudizio
di Elena Ganelli
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Venerdì 27 Novembre 2020, 09:35

«Troverò un santo in divisa, gli darò due milioni di euro e gli dirò tu li devi ammazzare tutti. Ricordatevi una cosa: io passerò alla storia, con l'esperienza mia militare io ci arrivo».
Un messaggio pieno di odio con minacce tutt'altro che velate indirizzato «alla centrale dove c'avete il tavolo rotondo e fate le riunioni» vale a dire il Consiglio Superiore della Magistratura. Il delirio era approdato sul web attraverso un filmato caricato su Youtube nel periodo compreso tra il 4 e il 12 marzo scorso e ieri l'autore, il 41enne pontino Maurizio Palmacci, è stato rinviato a giudizio con l'accusa di violenza o minaccia ad un corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti. Una accusa grave quella prevista dall'articolo 338 del codice penale che prevede, anche nel testo modificato nel 2017, una pena che può arrivare anche a sette anni di reclusione.

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Il videomessaggio contro i magistrati era stato intercettato e rimosso dal web dai carabinieri anche se, nel giro di pochi giorni aveva comunque collezionato numerose visualizzazioni, mentre la Procura della Repubblica lo aveva iscritto nel registro degli indagati chiedendo anche l'applicazione di una misura restrittiva vale a dire gli obblighi di polizia giudiziaria avendo ravvisato una pericolosità sociale dell'indagato, la platealità delle minacce e infine l'atteggiamento intimidatorio. Richiesta che era stata accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina.
Ieri mattina Palmacci, assistito dall'avvocato Francesco Pietricola, è comparso davanti al giudice per l'udienza preliminare Mario La Rosa. Al termine il gup, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, lo ha rinviato a giudizio fissando il processo al 14 gennaio del prossimo anno davanti al giudice monocratico. Secondo gli investigatori il 41enne aveva minacciato l'uccisione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura utilizzando la piattaforma web per turbarne l'attività ed ottenere in questo modo l'adozione di un provvedimento giudiziario che lo riguardava.
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