Amministratori sotto tiro, la provincia non fa eccezione: 5 casi

Amministratori sotto tiro, la provincia non fa eccezione: 5 casi
di Elena Ganelli
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Martedì 23 Giugno 2020, 06:35
Ogni 15 ore un amministratore locale è vittima di atti intimidatori ed è costretto a governare sotto il fuoco di fila delle minacce mettendo a repentaglio la propria sicurezza. E la provincia di Latina non fa eccezione visto che è seconda nel Lazio, dopo Roma, in questa classifica. Numeri e circostanze sono contenuti nel Rapporto “Amministratori sotto tiro” che ormai da nove anni viene predisposto da Avviso Pubblico, una rete nata nel 1996 con l’intento di collegare ed organizzare gli amministratori impegnati a favore della legalità democratica nella politica, nella pubblica amministrazione e sul territorio.

Anche nel 2019 sono stati censiti gli atti di minaccia e violenza nei confronti degli amministratori locali e dei funzionari della Pubblica amministrazione che hanno raggiunto quota 559 in tutta Italia. Le province censite sono state 83 – oltre il 75% del territorio nazionale – e i 336 i Comuni colpiti, il dato più alto mai registrato ad oggi. E per la seconda volta nella storia di questo Rapporto sono stati rilevati atti intimidatori in tutte le regioni d’Italia. Non fa eccezione il territorio pontino dove sono stati rilevati cinque atti di intimidazione nei confronti di amministratori locali. Il Rapporto, presentato ieri mattina, ne cita tre di particolare gravità: l’incendio appiccato all’auto del marito della consigliera comunale di Latina Maria Grazia Ciolfi nel settembre 2019, i cui responsabili sono stati individuati un paio di settimane fa e un episodio accaduto ad Aprilia quando, a luglio dello scorso anno, un cittadino aveva interrotto la seduta del Consiglio comunale, minacciando il sindaco Antonio Terra e la consigliera Ilaria Iacoangeli: l’uomo rivendicava la liquidazione di un sinistro stradale da parte dell’assicurazione del Comune ed è stato denunciato per interruzione di pubblico servizio. 

Ci sono poi altri tipi di minacce che incombono praticamente in maniera stabile sul lavoro degli amministratori e sulla vita dei cittadini: Avviso Pubblico le individua nella presenza nel capoluogo pontino del clan Di Silvio. «Quello che ha caratterizzato Latina, in questi anni, e che le indagini della Polizia di Stato hanno consentito di cogliere in tutta evidenza nel massimo dispiegarsi – si legge - è la capacità di controllare e penetrare il territorio, di farne oggetto di un controllo anche sociale, minuzioso, strada per strada, quartiere per quartiere. Questo controllo ha generato una capacità di intimidazione del gruppo Di Silvio che ha determinato nelle vittime dei reati una forte omertà». E ancora «la pericolosità del clan è stata accertata da diverse sentenze anche passate in giudicato che hanno statuito l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al compimento di estorsioni e di usura».

Avviso Pubblico ricorda inoltre come grazie al primo collaboratore di giustizia espresso da questo territorio «è stato possibile ricostruire organigramma ed attività di questo gruppo, fortemente strutturato sulla base non soltanto dei vincoli parentali che legano i suoi componenti, ma anche dell’innesto di altri soggetti, già affermati sul piano criminale ed in precedenza organici a gruppi rivali».

Il quadro che ne è uscito non lascia nulla all’immaginazione: estorsioni nei confronti di imprenditori, attività commerciali e liberi professionisti, traffico di stupefacenti, fino ad arrivare alle ingerenze nei confronti di candidati alle elezioni amministrative nei Comuni di Latina e Terracina, «culminate in episodi di compravendita elettorale. Un vero e proprio salto di qualità criminale – conclude il Rapporto - di un gruppo presente da anni sul territorio». Sul quale stanno cominciando a piovere sentenze alcune delle quali definitive. 
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