Due anni fa, era giugno 2017, la Procura di Latina, pubblico ministero Cristina Pigozzo, aveva inviato l’avviso di conclusione indagini agli indagati dell’inchiesta Metrolatina. Un anno dopo viene tutto trasferito a Roma: è lì che si è consumato il reato di truffa, il pubblico ministero Giuseppe Cascini notifica l’avviso di conclusione indagini agli stessi dieci indagati accusati di truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio e falso per il progetto di finanza, per aver liquidato in favore di Metrolatina, a titolo di riconoscimento del primo stato di avanzamento lavori, 3,6 milioni di euro.
Un progetto, voluto fortemente dall’allora sindaco Vincenzo Zaccheo, che è rimasto sulla carta, l’unico atto concreto - oltre agli elaborati grafici - l’acquisto di cinque vagoni lasciati ad ammalorare in un deposito francese. L’udienza preliminare è stata disposta, oltre che per l’ex sindaco, per l’ingegner Lorenzo Le Donne, responsabile unico del procedimento per il Comune, per i legali rappresentanti della società Metrolatina, Pierluigi Alessandri e Aldo Bevilacqua, per i legali rappresentanti della Gemmo, si tratta di Irene, Mauro e Susanna Gemmo, per l’avvocato Giovanni Pascone, componente della commissione giudicatrice di supporto al Rup, per Cecilia Simonetti, legale rappresentante della Sacaim e per l’ingegnere Vincenzo Surace, direttore dei lavori.
Quella sul progetto finito in una bolla di sapone è un’inchiesta partita nel 2010, la Guardia di Finanza iniziò a controllare i versamenti delle imposte di Metrolatina, società nata nel 2007 proprio per realizzare i due lotti dell’opera. Il progetto affonda però le radici nel 2004, l’amministrazione comunale aveva predisposto un progetto di finanza anticipando i finanziamenti che il Cipe avrebbe concesso (pari al 60% del costo complessivo) soltanto l’anno successivo. Ed è proprio attorno a quei fondi che si gioca l’inchiesta della Procura che ha voluto fare luce sulla sostenibilità finanziaria di un progetto che non ha mai visto la luce e sullo stato di avanzamento dei lavori: i cantieri dovevano aprire entro gennaio 2008 e nel 2010 doveva essere completato il 50% degli impianti, cosa che naturalmente non è accaduta. Nel frattempo però il Cipe aveva erogato 3,6 milioni al Comune che a sua volta li aveva girati a Metrolatina per l’acquisto di 5 veicoli e tre casse dal fornitore Lohr, i famosi vagoni che giacciono inutilizzati in Francia.
Una vicenda sciagurata che ora approda in Tribunale dove il Comune di Latina, con delibera di giunta del 24 settembre scorso autorizza il sindaco a presentare in nome e per conto dell’ente dichiarazione di costituzione di parte civile davanti al Tribunale di Roma unitamente al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. L’incarico di difendere gli interessi dell’amministrazione è stato affidato all’avvocato dell’ente Francesco Paolo Cavalcanti.
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