Medico morto per Coronavirus, il ricordo della casa di cura e del Lazio clan

Medico morto per Coronavirus, il ricordo della casa di cura e del Lazio clan
di Giovanni Del Giaccio
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Mercoledì 1 Aprile 2020, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 15:00

«È presto per parlarne, ma sicuramente troveremo il modo migliore di ricordarlo». Ha la voce rotta dall’emozione Lucrezia Mosillo, amministratrice delegata della casa di cura “San Marco” di Latina. Lavorava lì da 25 anni Roberto Mileti, il ginecologo stroncato dall’infezione dovuta al Covid 19, primo medico vittima del virus in provincia.

«Un amico prima ancora che un medico serio, scrupoloso, preparato e sempre disponibile, con una professionalità elevatissima - racconta la Mosillo - sono uscita per esigenze personali, ho incontrato diverse persone, sue pazienti che mi hanno trasmesso il loro grande dispiacere. Erano addolorate per la scomparsa di un medico che non ha mai perso la sua grande umanità ed era sempre pronto a rispondere alle pazienti, il suo telefono era sempre acceso».
Il 9 marzo qualche linea di febbre, mai un problema, era un tipo sportivo, dopo 2-3 giorni l’aggravamento e il ricovero, i test (negativi) su chi era entrato in contatto con lui. «Era in reparto, respirava meglio, lo avevamo anche sentito, poi la situazione è precipitata per un problema renale. Lunedì alle 14 le condizioni erano stazionarie, due ore dopo è arrivata la notizia che ci ha sconvolto. Lo ha portato via questo maledetto virus. Mi vengono in mente - conclude la Mosillo - i confronti che avevamo ogni giorno, i momenti difficili vissuti dalla struttura, le idee sulle quali lavoravamo. Lui c’era sempre».


Il ricordo del medico è “corso” anche sui social media, dove molti hanno commentato la notizia della sua scomparsa.

Il Lazio clan Latina - del quale era socio - ha scritto sulla propria pagina facebook: «Di lui conserveremo sempre il ricordo di una persona educatissima e garbata nei modi. Appariva quasi timido quando entrava in sede, con il sorriso abbozzato, sempre celere nel contribuire al sostentamento del nostro circolo. Un vero signore d’altri tempi, laziale nel cuore e ancor di più nelle maniere».

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