Meccano, l'esposto dimenticato così Veneruso continuò a costruire il suo impero

Meccano, l'esposto dimenticato così Veneruso continuò a costruire il suo impero
di Giovanni Del Giaccio
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Lunedì 10 Ottobre 2016, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 12:03
 Vengono i brividi a rileggerle adesso. Ventidue pagine, una ricostruzione minuziosa, la spiegazione che l'operazione Meccano era una bufala e nessuna conseguenza. Era il 26 aprile del 2003, l'avvocato Giuseppe Pesce depositò in Procura, a Latina, un dettagliato esposto per conto dei lavoratori ex Goodyear, sottolineando tutti i profili che potevano avere una rilevanza penale. Restò lettera morta. Archiviato, finito nel dimenticatoio. Solo qualche giorno fa, nell'ambito dell'inchiesta che ha portato in carcere l'imprenditore, si è appreso che esiste anche un filone Meccano per il quale deve rispondere di associazione a delinquere. Più di 13 anni dopo. Meglio tardi che mai.
I lavoratori fiutarono da subito il raggiro nel quadrilatero Goodyear, Meccano Holding, Cisterna sviluppo e Meccano aeronautica. Misero nero su bianco quelle che erano qualcosa in più di semplici perplessità.
«Vi è il fondato sospetto che l'intera operazione nasconda una mera speculazione fondiaria, la quale, al di là di ogni valutazione circa la sua liceità, determinerebbe un grave danno per gli ex lavoratori Goodyera e in conclusione il fallimento di ogni piano di reinserimento degli stessi in un'attività produttiva». Ricordiamolo: 26 aprile 2003. Sono stati, purtroppo, facili profeti. Nell'esposto ci sono manovre sui terreni, assunzioni che non possono essere fatte perché manca la bonifica, ma nel frattempo chiede la costruzione di capannoni..... «Se per Goodyear l'operazione ha comportato sia oneri che vantaggi, è certo che per il gruppo Meccano il piano di reindustrializzazione si sostanzia in una cospicua operazione economica a costo zero». Area a titolo gratuito, bonifica del sito a carico di enti pubblici, garanzia su un mutuo prestata da Cisterna Sviluppo, formazione dei dipendenti a carico della Regione, 24 mesi di cassa integrazione pagatu dalla collettività. Ma «l'impegno di assumere i lavoratori è del tutto evanescente». Di più: «E' da ritenere che l'intero business sia stato realizzato utilizzando illeggittimamente strumenti normativi piegati a un fine diverso da quello istituzionale e che hanno comportato o potrebbero comportare un danno non solo nei confronti dei lavoratori ma degli enti pubblici e in definitiva delle casse dello Stato». Mettendo insieme una serie di passaggi su quote, terreni e nei diversi accordi - inspiegabilmente trascurati allora dalla Procura - l'esposto parla di «ipotizzabile tentativo truffaldino ai danni dello Stato e degli stessi lavoratori ».
Ci sono voluti 13 anni, il fallimento annunciato e un'altra indagine, mentre Veneruso ha continuato a costruire il suo impero, ma oggi agli atti dell'inchiesta si legge che «lo staff di governo della Meccano non indugiò ad acquisire a costo zero l'immobile industriale e a convogliare all'interno della società gli ingenti finanziamenti pubblici destinati alla riqualificazione del personale e alla bonifica e rilancio produttivo del sito. Obiettivi tutti falliti. Meccano si legge nella relazione si è trascinata per i primi anni di vita, sostanzialmente come struttura servente dalle altre società riconducibili ad Alberto Veneruso ma con il ruolo essenziale di centro di afflusso e gestione dei finanziamenti pubblici. ()» Poi è stata ridotta a una scatola vuota «e consegnata alla curatela quale sigillo del fallimento dell'originario progetto, mai in verità voluto e perseguito».
 
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