Malore in campo, Matteo Pietrosanti muore a 15 anni sotto gli occhi della madre: dramma a Latina

Giocava come portiere nella squadra Giovanissimi. I soccorsi sono stati inutili

Malore in campo, Matteo Pietrosanti muore a 15 anni sotto gli occhi della madre: dramma a Latina
di Vittorio Buongiorno e Davide Mancini
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Venerdì 4 Marzo 2022, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 09:53

Una partitella otto contro otto alla fine di un allenamento come tanti per la squadra Giovanissimi dell'Asd Priverno Antonio Palluzzi. «I ragazzi stavamo finendo, hanno sentito un tonfo, si sono voltati e hanno iniziato ad urlare» racconta chi era lì, sul campo alle porte di Priverno. Il portiere di una delle due squadre si era accasciato. Il suo allenatore, Beppe Consoli, ha capito e si è lanciato verso l'area di rigore nello stadio San Lorenzo, nella zona nuova della cittadina a metà strada tra Latina e Frosinone.

Matteo Pietrosanti morto in campo

 

Il mister ha raggiunto il ragazzino insieme a Pierangelo Delle Donne, uno dei dirigenti della società.

Matteo Pietrosanti, 15 anni, portiere della squadra giovanissimi era a terra, immobile. «Aveva perso conoscenza» racconta un testimone. Immediatamente gli è stato praticato il massaggio cardiaco, la respirazione bocca a bocca. Qualcuno è corso a prendere il defibrillatore. Un altro ha telefonato al 118. «Correte, un ragazzino è a terra, non reagisce».

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LA DISPERAZIONE DEI COMPAGNI
Sono stati minuti drammatici. Il giovane giocatore, nelle foto la faccia simpatica e sempre sorridente, non reagiva agli stimoli. Il cuore non rispondeva al massaggio. «Ad un tratto è sembrato riprendersi - racconta un testimone - poi sono riprese le convulsioni e la situazione è di nuovo precipitata. Nel giro di pochi minuti sono arrivati i sanitari dalla postazione del 118 di Priverno. L'ambulanza è entrata in campo. I sanitari si sono catapultati accanto al ragazzo. Hanno continuato loro a praticare il massaggio cardiaco, hanno usato il defibrillatore. Intorno un silenzio irreale. Gli altri ragazzini con le facce terree, gli occhi pieni di lacrime, i pugni stretti, vicini gli uni agli altri, gli occhi fissi a quanto stava accadendo lì, sulla pozzolana del campo dove si sono allenati decine e decine di volte, dove hanno giocato partite e tornei. Dove le partite le hanno vinte o perse, ma ieri era un'altra cosa. Matteo non ce l'ha fatta.
L'ARRIVO DELLA MAMMA
«Hanno provato a rianimarlo per mezz'ora, ma purtroppo non è servito» racconta una persona che era lì a bordo campo con un filo di voce. «Ho visto che scuotevano la testa e ho capito». Sul posto era arrivata la mamma, poi il fratello. I sanitari stavano ancora tentando di rianimare Matteo. La mamma ha sperato. Ha pregato. Ma alla fine i sanitari si sono alzati e hanno dovuto rinunciare. Il ragazzino è morto lì sul campo. Nel frattempo sono arrivati anche i carabinieri agli ordini del comandante della compagnia di Terracina, il capitano Francesco Vivona. Hanno raccolto le prime testimonianze. Toccherà a loro oggi proseguire gli accertamenti.

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La Procura di Latina ha aperto un'inchiesta per capire come sia stato possibile. Il primo passo sarà ovviamente acquisire la documentazione sanitaria, il certificato medico sportivo che consente ai ragazzi di iscriversi alle scuole calcio, quello agonistico è obbligatorio sopra i dodici anni e può essere rilasciato solo dopo essere stati sottoposti a prova da sforzo ed elettrocardiogramma.
Ieri sera a Priverno tutti quelli che erano in campo hanno avuto un flash. Sono tornati indietro di dodici anni. Sempre Priverno. Sempre una partita di pallone. Sempre due squadre di ragazzini. All'epoca era un torneo. Lorenzo Giannandrea, un diciannovenne di Latina che giocava nelle giovanili dell'Aprilia si accasciò durante una sfida del XVIII Torneo calcistico regionale Cesidio Fabrizio, categoria juniores. Anche quel giorno non ci fu nulla da fare. Il ragazzo non riprese conoscenza. Morì in campo. Proprio come ieri sera al San Lorenzo di Priverno.

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LE REAZIONI
Matteo aveva quindici anni. Giocava a Priverno ma viveva al confine tra Bassiano e Sezze con la famiglia: il padre Cristian, la mamma Francesca, un fratello di qualche anno più grande. Il sindaco di Bassiano Domenico Guidi è costernato. «Ho saputo, un giorno tragico per tutti noi. Non so cosa dire, mi mancano le parole. Conosco bene la famiglia, Davvero è una bruttissima giornata tra covid e guerra e poi la morte di Matteo. Una tragedia del genere ci spezza il cuore. Un ragazzino nel pieno della vita strappato alle buone e belle speranze. Il dolore straziante dei genitori è il mio è della comunità di Bassiano».
La società sportiva si è stretta attorno al ragazzo. Anche il Verona Calcio che ha rapporti con l'assocviazione sportiva privernate ha voluto far arrivare il suo cordoglio, la vicinanza alla famiglia e agli altri ragazzi. L'allenatore era distrutto, bianco in volto, disperato per aver perso uno dei suoi ragazzi.
 

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