Le rivelazioni del pentito: «Così Maietta usava i suoi prestanome»

Le rivelazioni del pentito: «Così Maietta usava i suoi prestanome»
di Marco Cusumano
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Martedì 7 Maggio 2019, 09:31 - Ultimo aggiornamento: 27 Novembre, 12:33
Il pentito Agostino Riccardo è un fiume in pena durante gli interrogatori dedicati interamente alla criminalità di Latina.

Il 10 ottobre 2018, davanti ai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia, il collaboratore di giustizia parla delle società riconducibili a Pasquale Maietta, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Arpalo”. Riccardo inizia a parlare di Pierluigi Sperduti, suo cugino: «Lui è finito negli impicci di Maietta nonostante avesse un posto fisso alla Findus a 2.000 euro al mese. Maietta lo fece lavorare con le società, lo mise nel Latina Calcio e lui cambiò completamente tenore di vita (...). Ha avuto intestate società, immobili appartenenti a Maietta di cui posso dire che è il cavallino, in quanto uomo di fiducia. La moglie di Sperduti, Paola Neroni, è lamente strategica, poi vi spiego».

Agostino Riccardo, ritenuto attendibile dagli investigatori, fornisce dettagli, nomi e informazioni che descrivono in maniera piuttosto dettagliata gli affari della criminalità pontina.

«Sperduti - spiega il pentito - ha fatto il salto di qualità, abitava in un appartamento costosissimo, attico e super attico con piscina, Audi Q7, Rolex, aveva tantissimi soldi e si vedeva. Andavamo sempre all’Angolo del Caffè, che era il bar di Giovanni Fanciulli, tuttofare di Maietta, e tale Cipolla (...). Poi il bar venne venduto (...) e alla fine era della moglie di Maietta. Io frequentavo quel bar da una vita e quando Maietta l’ha preso abbiamo fatto anche riunioni per le campagne elettorali, in alcuni casi ho assistito a colloqui su appalti (...) e alle mazzette necessarie... Io Cha Cha, Palletta e Viola eravamo tutti là, tutti i giorni prima degli arresti di Don’t Touch. Al bar pranzavamo quasi tutti i giorni e non pagavamo, erano presenti tutti quelli dell’ufficio di Maietta e alle tavolate era presente anche Costantino Di Silvio».

Secondo Riccardo le società e gli affari di Maietta venivano gestiti con il supporto, come prestanome, di Sperduti, Fanciulli, Noce, Neroni e Allegretti, «tutta gente che era vicina a Pasquale e ha fatto i soldi». Continua il pentito: «Fabrizio Colletti mi dava 250 euro a settimana perché io mi occupavo della sua protezione perché lui era pauroso, un figlio di papà, e lui era entrato nel Latina Calcio. Fu Pasquale Maietta a dirci di proteggere Colletti».

Il collaboratore spiega poi come funzionavano gli affari: «Le attività illecite erano relative alle società intestate e all’evasione fiscale. Le società non pagavano le tasse, facevano finti dipendenti, avevano le cooperative, non pagavano nessuno, è questa la realtà. Io lo so perché stando al bar sentivo fare discorsi riguardanti cooperative, soprattutto da Fanciulli che avrà intestate 30 o 40 società. Diceva spesso che avevano fatto il salto di qualità, che aveva molte coop che assorbiva i dipendenti, che non pagava l’Iva e ci sfottevamo perché lui diceva che noi facevamo la malavita e lui la faceva con la penna. Sperduti si sentiva con Cha Cha 30 o 40 volte al giorno».

Poi Riccardo parla di Paola Neroni: «Lei è una stratega, controlla la contabilità per Maietta, è la sua calcolatrice, è una persona di fiducia, sono 20 anni che lavora con Pasquale e dirige il suo ufficio. Quando facemmo la campagna elettorale per Maietta nel 2007 lei era già al suo studio. Lei sa tutte le operazioni illecite che fa Maietta».
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