Mollati gli ormeggi, barra a dritta e vele spiegate verso il voto per le elezioni regionali del Lazio, ma con una sfilza di firme “farlocche” a sostegno delle liste. Firme risultate false perché disconosciute senza troppe esitazioni dalle mani che in teoria le avevano vergate, o addirittura perché appartenevano a persone decedute. Morti certificati, in alcuni casi trapassati anche da tempo, che però sulla carta intendevano spingere alle urne questo o quel partito, dato che le loro generalità e (soprattutto) le rispettive firme figuravano negli elenchi presentati a sostegno delle liste da avallare, con l’obiettivo di perorarne l’ammissione e dunque l’effettiva partecipazione alla corsa elettorale per piazzarsi su uno degli ambiti scranni della Pisana.
Un caso di malapolitica con palesi risvolti penali appena finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Latina: a raffica, nell’ordine delle decine, i casi di firme col trucco emersi in terra pontina negli ultimi giorni. Diversi, i comuni toccati indirettamente dalla vicenda, con casi esemplari emersi soprattutto tra Latina, Sperlonga e Terracina, ma anche in altri comuni del sud pontino. Di volta in volta, ad accorgersi che qualcosa non andava sono stati i referenti dell’ufficio elettorale, che hanno poi provveduto a contattare i carabinieri. Facendo emergere dunque una sfilza di residenti che a stretto giro hanno messo a verbale di non aver mai firmato nulla, dei residenti deceduti che per forza di cose non potevano aver sottoscritto alcunché, oppure cittadini presenti tra i firmatari ma non residenti nei comuni indicati.
Degli enti locali a cui i partiti finiti sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori avevano bussato tramite Pec per richiedere i certificati elettorali dei presunti sostenitori: è proprio incrociando i dati desunti da queste richieste, a quanto pare, che sono partiti i dubbi che hanno successivamente avviato le verifiche e dato il “la” all’inchiesta, ancora in corso.