Latina, la Bindi su parco Falcone Borsellino: «Siate orgogliosi passate da un nome che divide a un nome che unisce»

Rosi Bindi, Damiano Coletta e Giampiero Cioffredi
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Mercoledì 19 Luglio 2017, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 16:03
Nel corso del convegno «Il radicamento mafioso sul territorio e il contrasto alle mafie», organizzato martedì dal Comune di Latina, Rosy Bindi, presidente della commissione parlamentare antimafia, si è anche soffermata
sulla cerimonia, prevista domani alla presenza della presidente della Camera Laura Boldrini, di intitolazione del parco comunale di Latina ai giudici Falcone e Borsellino. «Passare da un parco intitolato al fratello di Mussolini a un parco intitolato a Falcone e Borsellino è un segnale importante - ha detto - Ho saputo che per la cerimonia di domani qualcuno ha annunciato contestazioni. Vorrei che fosse chiaro che passare da un nome che divide a un nome che unisce è qualcosa di importante per tutto il Paese. Chi non lo ha capito non può invocare la libertà di pensiero e di opinione sancita dalla nostra Costituzione». Alla città ha poi voluto lanciare un messaggio: «Siate orgogliosi della giornata di domani - ha detto - e non vi curate di chi non vi ha capito perché difficilmente è in buona fede».

«Siamo passati da una fase negazionista - ha detto poi la Bindi parlando di mafie a Latina - a una fase nella quale, grazie anche al lavoro delle forze dell'ordine, non si nega la presenza della mafia peraltro certificata dalle sentenze della Cassazione. È sicuramente un passo avanti importante. Non basta però un'associazione o un osservatorio regionale non bastano i giovani. Chiunque ha una responsabilità dagli imprenditori agli operatori economici, deve sapere che in questa terra gli interessi della mafia ci sono. Occorre reagire per prevenire e per impedire perché quando arrivano le forze dell'ordine i danni sono già stati compiuti». Sono le prime parole della presidente della commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, che oggi ha partecipato al convegno organizzato dal Comune di Latina sul radicamento mafioso nel territorio e sul contrasto alle mafie. «La città e la provincia di Latina - ha proseguito - sono l'emblema di come le mafie hanno saputo infiltrarsi ed espandersi riuscendo a creare un clima che ha favorito anche le mafie autoctone». La presidente ha citato il caso Fondi, dove era stata avanzata negli anni scorsi una richiesta di scioglimento del Comune. E ha poi ricordato gli interessi economici sul litorale e quelli legati al mondo dello sport, confermati dalla recente inchiesta della Procura Olimpia. «Il caso Latina - ha detto - è un laboratorio, frutto di penetrazioni che arrivano dalla Campania, dalla 'ndrangheta e dalla Capitale. Penetrazioni che rappresentano la prova che Latina è stata 'attenzionatà dalle mafie su tutti i suoi confini. È un laboratorio per capire cosa sono le mafie fuori dai loro territori». Rosy Bindi ha ricordato poi come l'Italia sia un Paese di mafia ma anche il Paese della lotta alla mafia, dove esiste il reato di associazione mafiosa, dove esiste il 41 bis, lo scioglimento dei Comuni per mafia e i sequestri patrimoniali. « Latina - ha poi concluso - è anche però l'esempio di come si reagisce alle mafie».
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