Ambulanze in coda, l'appello di un operatore: «Chiamate il 118 solo per vera necessità»

Ambulanze in coda, l'appello di un operatore: «Chiamate il 118 solo per vera necessità»
di Vittorio Buongiorno
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Lunedì 2 Novembre 2020, 12:30

Ambulanze in coda anche questa mattina davanti al Santa Maria Goretti a Latina, portelloni aperti, malati in attesa e sanitari con le tute bianche, le mascherine, le visiere che aspettano il turno per accedere al pronto soccorso. «Sono qui da un'ora e mezza, ma vuole sapere cosa penso?» chiede uno degli operatori del 118. «Ci chiama gente che non ha davvero bisogno e questo è il risultato. Il mio paziente cammina, non è grave, non sta a me valutarlo ma dovrebbero chiamare il 118 solo le persone che hanno effettiva necessità, che stanno male. Altrimenti il risultato è questo e salta tutto».

Già, perché da giorni il Goretti è sotto pressione.

Le ambulanze e i pazienti aspettano anche ore. Stamattina in due casi è stato necessario rifornire di ossigeno due pazienti che erano in coda perché i mezzi lo avevano esaurito. Ma perché accade? Intanto, non succede solo a Latina. Anzi, a Roma, o a Frosinone la situazione è peggiore. Nell'ultima ricognizione regionale fatta questa mattina presto davanti al Goretti c'erano due ambulanze e in tutto il Lazio in coda ai pronto soccorso Covid ce n'erano oltre 60.

Alle 11 erano diventate cinque le ambulanze in attesa. C'è anche chi tra gli operatori è molto critico non con i pazienti ma con la struttura sanitaria. «Ci sono reparti pronti a Cori, a Sezze, a Priverno. Perché non li usano invece di farci stare qui e di bloccare tutte queste ambulanze e tutti gli equipaggi per ore?».  Più facile a dirsi che a farsi: per aprire un reparto serve personale per coprire le intere 24 ore sette giorni su, sette. E da fine estate la Regione ha dato l'ok alla Asl per assumere medici e infermieri anche tra gli appena laureati. Tutti ingaggiati e buttati in prima linea. «Non è facile trovarne altri» ammettono dalla Asl.

Intanto il virus corre e i positivi si moltiplicano. Oggi dentro al Goretti sono stati allestiti altri 16 posti letto Covid all'ultimo piano, ma si farà presto ad esaurirli se noi tutti, fuori, non faremo la nostra parte rinunciando ad uscire, evitando di incontrare gli amici, insomma tutte le precazuzioni che vi vengono chieste ormai da un mese. Evidentemente non abbiamo fatto abbastanza.

Il 4 ottobre scorso l'appello del manager Asl Casati:
Covid, allarme a Latina: 73 nuovi contagiati in provincia, 25 nel capoluogo. La Asl: «State a casa»

Ieri, primo novembre, sono stati 168 i contagiati e 150 i ricoverati al Goretti: esattamente il doppio dei 78 di inizio ottobre. Da settimane  al Goretti si lavora a testa bassa. Medici, infermieri, tutto il personale lotta per curare al meglio i pazienti e rimandarli a casa nel più breve tempo possibile.

Emblematico l'appello di una infermiera della Rianimazione:
«Non siamo più un'isola felice vi preghiamo di stare attenti o Latina finisce come Bergamo»

Ecco perché Regione e Asl hanno messo a punto piani di emergenza da attivare progressivamente. Era già accaduto a marzo scorso quando fu aperto un reparto Covid al Don Di Liegro a Gaeta. Ma c'è chi chiede di usare anche altri vecchi ospedali e chi propone di chiedere aiuto all'esercito con reparti da campo. Sapremo, forse già nelle prossime ore, quali soluzioni verranno adottate dall'Azienda sanitaria di concerto con la Regione. Intanto, fuori, facciamo tutti la nostra parte. 

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