Latina, il clan Di Silvio e la politica: sorprese in arrivo

Latina, il clan Di Silvio e la politica: sorprese in arrivo
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Sabato 27 Aprile 2019, 11:27
Stupisce che qualcuno si stupisca. Che il clan Di Silvio fosse in rapporti con la politica è risaputo da tempo. Ieri un articolo sulla cronaca di Roma di Repubblica ha fatto però riesplodere il caso. Non si parla di chiacchiere da bar. Di quei rapporti sono pieni numerosi atti giudiziari. Ordinanze di custodia cautelare e informative di polizia e carabinieri. Sono anni che nelle inchieste sul clan autoctono del capoluogo pontino si accavallano gli accenni e i riferimenti alla politica. Poi sono arrivati i pentiti. Prima Riccardo Pugliese, figlio di Costantino Cha Cha Di Silvio, poi Agostino Riccardo, sui complice in vari procedimenti. E in realtà ce n'era anche un terzo, Riccardo Toselli, che però dopo due interrogatori «temendo per la mia vita e per quella della mia compagna» interruppe la collaborazione. La sua ultima frase presa a verbale? Si parla di scambio di voti. Uno dei condannati di Don't touch «nelle elezioni, oltre a mettere i manifesti comprava i voti. Io ad esempio ho ricevuto 50 euro in cambio del voto e così moltissime persone dimoranti a Viale Nervi». Era il 2016.

L'ORDINANZA
Poi nel 2018 è arrivata l'inchiesta Alba Pontina. Nell'ordinanza di custodia cautelare c'è anche la finalità di procurare voti ad alcune persone in occasione di consultazioni elettorali acquisendo il controllo dell'attività di propaganda nell'associazione a delinquere con modalità mafiose contestata a Armando Lallà Di Silvio, ai figli Ferdinando Pupetto, Samuele e Gianluca, a Renato Pugliese, Riccardo Agostino e Federico Arcieri dai magistrati della Dda di Roma Barbara Zuin, Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, che hanno condotto l'inchiesta. Una contestazione che trova riscontri nelle intercettazioni telefoniche che supportano la tesi accusatoria e nelle dichiarazioni di Pugliese che da dicembre 2016 sta collaborando con i magistrati. Spuntano i primi nomi.

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