Latina, carabiniere killer, il fratello: «Ha perso la testa quando gli hanno tolto le bimbe»

Latina, carabiniere killer, il fratello: «Ha perso la testa quando gli hanno tolto le bimbe»
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Venerdì 2 Marzo 2018, 08:53
Gennaro Capasso è appena uscito dalla camera mortuaria di Latina dove ha visto il corpo del fratello Luigi. Mercoledì è rimasto sempre davanti a quel portone: «Ho chiesto di parlare con lui, mi hanno detto di no. Io non volevo rassegnarmi, ma credo che le voci delle bimbe già non si sentissero». Gennaro è distrutto dalla tragedia che ha travolto la famiglia, ma non rinuncia a difenderne la memoria: «Mio fratello non è quello che ha fatto in quei maledetti quindici minuti, era innamorato della moglie. Fino al 4 settembre, quando ha litigato con Antonietta prendendola a schiaffi, la loro era una famiglia normale, felice. Poi le cose sono andate a rotoli. Non siamo stati bravi ad aiutarlo, né io né l'Arma né gli amici: lo abbiamo tutti sulla coscienza». Gennaro, tecnico al Cardarelli, sussurra: «Mio fratello non doveva toccare le mie nipoti, ma la verità non è mai una sola».
IL RICORDO
Poi ricorda la vita di due ragazzi che si conoscevano da sempre: «Luigi e Antonietta frequentavano la parrocchia e abitavano a Secondigliano a pochi metri di distanza. Si fidanzarono, lui entrò nell'Arma». Fino ad arrivare a Latina. «Dopo qualche anno, grazie a un amico di mio fratello, lei trovò un posto in fabbrica e si trasferì, lui comprò la casa». Ma cominciarono a convivere solo dopo le nozze. L'estate scorsa erano tutti insieme a Tropea. Il rientro è la cronaca di una tragedia che molti dicono annunciata. «Dopo quel violento litigio di settembre - racconta Gennaro - mia cognata presentò un esposto alla polizia di Latina, ma questo mio fratello lo ha saputo solo molto dopo. Lei era già andata via, rifugiandosi con le bambine da un'amica. Dopo un paio di giorni, però, Luigi lasciò spontaneamente la casa per farle tornare, convinto che fosse un litigio serio, ma passeggero». Non fu così, anzi. «Mio fratello dava segnali di sofferenza perché non incontrava le figlie. Andava in chiesa per vederle, ma Antonietta, forse consigliata dal legale, aveva scelto una linea di scontro. Eppure sapeva che Luigi non era mai stato un violento». Aggiunge: «Io capisco che accettarlo oggi è difficile, ma mio fratello può essere stato un pessimo marito, ma era un ottimo padre». Un padre che ha ucciso le proprie creature. «È quasi impossibile da comprendere. Ma io che lo conoscevo bene non posso non ripeterlo: Luigi era una persona sensibile, forse troppo. Se fosse stato più egoista, se ne sarebbe fregato di non vedere le figlie per mesi. Ha avuto una crisi». E poi: «Era chiaro che Luigi stesse male, ma ci sembrava normale visto che non riusciva a incontrare le bambine». Luigi era sceso a Secondigliano «da mio padre, malato: sembrava tranquillo. La sera prima della tragedia mi ha mandato un messaggio: Tutto bene, come sta papà?».
Daniela de Crescenzo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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