L'odissea di un musicista di Fondi: «Il mio inferno contro il Covid, a 51 anni ho rischiato di non farcela»

Albano Venditti
di Mirko Macaro
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Domenica 7 Febbraio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:34

«Quando meno te lo aspetti si insinua nel corpo e cerca la strada per distruggerti. È stata dura, ho combattuto, resistito, ne porterò i segni. Ma ho vinto. E mi fa rabbia pensare che c'è ancora chi dice che non esiste. Il virus l'ho provato sulla mia pelle, non è assolutamente da sottovalutare. Bisogna proteggere se stessi e chi ci è vicino». A parlare è Albano Venditti, 51enne musicista e docente di Fondi guarito dal Covid-19 dopo un calvario protrattosi per settimane. E che per poco non è finito nel peggiore dei modi: ha passato diversi giorni ricoverato in gravi condizioni allo Spallanzani di Roma. Coronavirus ed annesse complicanze: prima la febbre alta, poi una polmonite bilaterale, crescenti difficoltà respiratorie che hanno reso necessario ricorrere alle bombole d'ossigeno, fino al sopraggiungere di un'embolia polmonare diagnosticata in extremis. Un decorso clinico in picchiata, che ha messo a repentaglio la vita di una persona che godeva di ottima salute. Nessuna patologia pregressa, niente fumo, un'attività fisica costante. Un quadro utile a ribadire un concetto: questa malattia può essere letale per chiunque, non solo per i più deboli. «Con gli odierni mezzi di comunicazione ci si può documentare facilmente. Ma in giro c'è ancora molta ignoranza in materia, per non parlare poi di testardaggine e menefreghismo» sottolinea Venditti. «Se proprio non si vogliono usare le opportune precauzioni per se stessi, è necessario farlo per i propri cari. Figli, genitori, nonni. Quando meno te lo aspetti, il virus arriva. È stato così anche per me, che pure avevo messo in atto tutte le accortezze del caso».

Un contagio forse avvenuto in famiglia, per il 51enne. Che all'inizio della pandemia si trovava in America: «Ero a bordo di una nave per lavoro. Sono rimasto bloccato lì per due mesi. Col senno di poi, magari sarebbe stato meglio restarci».


Racconta di un vero e proprio inferno. Malessere, senso di impotenza, solitudine, paura. Un incubo in crescendo. «Ho cominciato ad avere febbre alta il 12 novembre.

A distanza due giorni mio fratello ha deciso di chiamare il 118. Dopo un paio d'ore arriva l'ambulanza, con l'operatrice che mi dice: «I parametri sono normali, non serve che la portiamo in ospedale, decida lei». Mi ero quasi convinto a non andare, quando mi sono alzato dal letto e ho detto: ma io sto male». Ed ecco quindi l'accesso all'ospedale di Fondi. Tampone positivo, e una Tac che evidenziava la polmonite bilaterale. «Passati due giorni al pronto soccorso del San Giovanni di Dio, visti i miglioramenti decidono di portarmi in un Covid hotel di Latina. Pochi giorni e ho cominciato a stare male, con febbre anche a 40. Mi lamentavo, imploravo aiuto, però mi si diceva che era il normale decorso della malattia. Sentivo che c'era qualcosa di più, cercavo di resistere e mi affidavo ai sanitari. Trascorsa una settimana, dopo continue telefonate e solleciti da parte dei miei familiari, finalmente hanno deciso di trasferirmi al Pronto Soccorso di Latina. C'era un continuo movimento, prelievi di routine, nessuna Tac. Ora per ora sentivo che il corpo mi abbandonava, non avevo più le forze neanche per andare in bagno. Non mangiavo praticamente da 10 giorni».

A quattro giorni dall'accesso al Pronto soccorso, un intervento che si è rivelato salvifico. «Una dottoressa e mi dice: Ancora qua? Adesso le trovo un posto, la trasferisco allo Spallanzani. Per lei va bene? Forse mi aveva appena salvato la vita». Una volta arrivato all'ospedale capitolino, infatti, è arrivata una diagnosi da codice rosso: embolia polmonare, cuore polmonare subacuto, versamento pleurico bilaterale, polmonite da Sars-CoV2 complicata da insufficienza respiratoria acuta. Diagnosi allarmante, seguita da circa tre settimane in cui Venditti non riusciva a respirare in autonomia. Una vera e propria lotta, quella contro il Covid. Vinta solo dopo tante sofferenze. «Ho combattuto, ora mi sto riprendendo lentamente, ma ci vorrà ancora molto tempo per tornare quello di prima», racconta dopo essere tornato finalmente a casa al termine di un interminabile calvario.

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