Latina, La Padovana come l'Araba Fenice: lo storico locale scommette sull'asporto e torna a splendere

Latina, La Padovana come l'Araba Fenice: lo storico locale scommette sull'asporto e torna a splendere
di Rita Cammarone
4 Minuti di Lettura
Domenica 10 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 16:29

La Padovana come l'Araba Fenice. Lo storico ristorante di Borgo Sabotino, nato nel 1936 e che ha ospitato divi internazionali, come Grace Kelly, Litz Taylor e Richard Burton, si è ricostituito quattro anni fa, nel piccolo locale di corso Italia in pieno centro a Latina, riproponendo i piatti tipici della tradizione veneta in chiave moderna. E non solo. In tempi non sospetti, appunto nel 2016, si è specializzato nell'asporto e nella consegna a domicilio, per esigenze di spazio. E quando è esplosa la pandemia Covid era già organizzato con i servizi imposti dai vari Dpcm del premier Giuseppe Conte, giocando in anticipo rispetto alla concorrenza.


«Sarà brutto dirlo commenta il titolare, Niki Marini ma con il Coronavirus la nostra attività è cresciuta: il fatturato è aumentato di circa il 15-20%. Mentre gli altri ristoratori hanno dovuto ripensare alla propria attività sostenendo costi per il take away e delivery spiega noi eravamo già un passo avanti e questo ovviamente ha giovato a nostro favore. L'asporto è andato via via crescendo, maggiormente rispetto alle consegne a domicilio, perché Latina è comunque una città che non ha problemi di distanze o di traffico. Chi ordina il pasto è disposto anche a venirselo a prendere. La clientela è aumentata a causa della pandemia; anche chi non usufruiva di questo servizio a poco a poco si è avvicinato. Ci siamo fatti conoscere anche da chi non ci conosceva».


Il piccolo locale di viale Italia, inoltre, con la pandemia ha aumentato i posti a sedere. Un altro piccolo miracolo nel segno delle restrizioni anti Covid. «Abbiamo avuto la possibilità di posizionare i tavoli all'esterno afferma Marini - usufruendo dell'ampio spazio a disposizione per il quale andiamo in deroga all'occupazione di suolo pubblico fino al 31 marzo prossimo. Qui da noi i tavoli sono distanziati di cinque metri l'uno dall'altro, cinque volte di più rispetto al minimo imposto dalle misure di contenimento della pandemia. Questa condizione ha messo a proprio agio i nostri clienti che si sono sentiti al sicuro e lontani dal rischio di contagio Covid, quindi invogliati a tornare».

Una Stella Michelin per Acqua Pazza di Ponza ed Essenza di Terracina


Durante le feste natalizie appena concluse, tuttavia, nonostante grandi numeri l'attività ha subito un lieve calo rispetto allo scorso anno quando il Coronavirus non stava ancora nei nostri pensieri. «Per il pranzo di Natale spiega il ristoratore abbiamo venduto pasti completi per 200 persone, un po' meno dello scorso anno.

Però quest'anno abbiamo avuto più ordinativi. A conti fatti siamo leggermente scesi, rispetto al Natale 2019. Per il cenone del 31 dicembre sono stati venduti pasti completi per meno di 100 persone».


Ma certo Niki Marini non può lamentarsi visto che il giorno di Natale è come se avesse riempito una sala da pranzo di un ristorante per grandi eventi. Piatto del giorno, ieri alla Padovana, il fegato alla veneziana, con materia prima acquistata in una rinomata macelleria di Borgo Podgora: «Se il fegato non lo trovo da Ada e Claudio, non lo preparo affatto», ha precisato Niki che per la messa a punto delle ricette tradizionali si avvale della preziosissima collaborazione di sua madre Alessandra Dorio, figlia d'arte. Lo storico ristorante di Borgo Sabotino, a cui Niki ha rubato la denominazione La Padovana dal 1936, è un patrimonio di famiglia. Reginetta del mitico locale fu Mafalda Colognese, la padovana appunto, nonna di Alessandra, costretta ad ospitare nella sua abitazione privata per difenderli dai paparazzi la Cleopatra e il suo Antonio, nelle riprese a Torre Astura per il kolossal del 1963. Fu sempre lei a soddisfare il palato sofisticato della principessa di Monaco con il pollo alla brace alla padovana, pezzo forte del ristorante poi ereditato dal figlio Gianni Dorio, nonno di Niki Marini. Il giovane ristoratore, aiutato dai suoi due dipendenti Giorgio e Ferdinando, conserva nel menu molte ricette del passato, ma oltre alla faraona prepara l'abbacchio laccato al miele e la lasagna con baccalà e broccoli scuri. Roba da leccarsi i baffi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA