Covid, la “cura” iniziata a Latina qualche settimana fa, funziona: gli effetti del mini lockdown

Covid, la “cura” iniziata a Latina qualche settimana fa, funziona: gli effetti del mini lockdown
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Mercoledì 4 Novembre 2020, 11:46

La cura iniziata a Latina qualche settimana fa, funziona. Il mini lockdown sta dando i suoi effetti di fronte a un virus che continua a correre. Lo dimostrano i dati confrontati con quelli del resto del Lazio. Ormai da oltre una settimana in provincia ci sono il minimo dei contagi rispetto alle Asl romane e a quelle di Frosinone, Rieti e Viterbo.
L'assessore regionale alla salute, Alessio D'Amato, non ha dubbi: «Si registra il punto più basso dei contagi: è stata la provincia su cui sono partite prima le misure di restrizione». Ieri sono stati 53 i nuovi positivi - ma con il 40% in meno di tamponi processati - e « si tratta di casi isolati a domicilio o con link familiare o contatto di un caso già noto».
Fin qui le buone notizie, perché va bene il raffronto con il resto della regione ma in tre giorni del mese di novembre sono stati comunque superati i contagi di tutto marzo, quando il virus iniziava a diffondersi. Fino a ieri sono stati 382, 100 in più di tutti quelli del mese iniziale della pandemia. Si facevano meno tamponi, certo, ma il numero di questo avvio di novembre conferma che il virus non solo continua a circolare ma è contagiosissimo. Altra pessima notizia è quella di un triste record. Ci sono stati, infatti, cinque morti in un solo giorno. Non era mai accaduto, da quando il Covid si è affacciato ufficialmente anche in provincia di Latina.


I DATI
«Rispetto alla giornata di ieri, considerando che il numero dei tamponi lavorati rappresenta circa il 40% rispetto all'ordinario - hanno reso noto dalla Asl - si comunica che si sono registrati 53 nuovi casi positivi, distribuiti nei Comuni di Aprilia (18), Castelforte (2), Cisterna (4), Fondi (1), Gaeta (3), Latina (13), Minturno (3), Sabaudia(2), Sermoneta (1), Sezze (1) e Terracina (5)».
Con quelli di ieri salgono a 4026 i contagi da inizio pandemia, sono 955 i guariti e 63 i morti. Gli attuali positivi hanno superato i 3000 (sono 3009), 2849 seguiti a domicilio e 160 a casa.
I decessi riguardano quattro uomini, due di Latina, uno di Terracina e uno di Itri rispettivamente di 81, 92, 76 e 93 anni. Tutti con patologie pregresse. A quelli comunicati ufficialmente dalla Asl si aggiunge una donna di 93 anni, di Cisterna.


IL CONFRONTO
Nel Lazio ci sono stati ieri 2209 casi, la parte del leone la fa la provincia di Roma con 1531 e il record dell'azienda Rm2 (zona sud della Capitale) con 431. Subito dopo c'è Frosinone con 355 nuovi contagi, quindi Viterbo con 179 e Rieti con 91.
Sul totale dei contagi il 69% è avvenuto in provincia di Roma (con l'azienda 2 che ha fatto registrare il 28% e la 1 il 27%), quella di Frosinone rappresenta il 23% dei casi, a seguire Viterbo (11%), Rieti (6%) e Latina (3,5%).
Il distanziamento stabilito circa un mese fa - l'ordinanza è dell'8 ottobre - in provincia di Latina sta quindi dando i suoi frutti, ma il virus continua a correre. E lo dimostra la situazione dell'ospedale Santa Maria Goretti, dove da ieri sono disponibili anche i posti della chirurgia vascolare - trasferita all'Icot - oltre quelli del sesto piano.
Le disposizioni in caso di emergenza si stanno attuando, ma il peso è enorme sull'unica struttura deputata al Covid in provincia di Latina.

Nei giorni scorsi il direttore generale della Asl, Giorgio Casati, nel corso della visita ispettiva di consiglieri regionali ed europarlamentari di Forza Italia e Lega ha spiegato che: «Nelle condizioni date non possiamo dividere il personale disponibile su più fronti». Il principale ospedale del territorio è ormai dedicato al Covid per intero, dopo gli ulteriori 18 posti disponibili da ieri altri se ne potranno ricavare nei prossimi giorni. Le aree della cappella e dello spogliatoio del personale al piano terra, invece, sono destinati solo a maxi emergenze e andranno comunque attrezzati.


Al tempo stesso il Goretti continua a fare fronte alle patologie tempo-dipendenti (infarti e ictus), a essere punto nascita e ad assistere i pazienti oncologici nel padiglione Porfiri per il quale c'è la fortuna di essere strutturalmente lontano dalla zona dei ricoveri Covid. Il resto delle attività è stato dirottato tra Fondi, Terracina e l'Icot. Sono ancora aperti gli ambulatori nell'area al di sotto delle malattie infettive. Impensabile, ha spiegato sempre Casati nei giorni scorsi, utilizzare i Pat o riaprire i vecchi ospedali per malati Covid. Nel primo caso non si tratta di questioni ambulatoriali, nel secondo «impianti vecchi di quindici anni non sono utilizzabili e poi non abbiamo personale sufficiente».

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