La nuova vita di Federico Berlioz: condannato per due omicidi ora scrive libri noir

La nuova vita di Federico Berlioz: condannato per due omicidi ora scrive libri noir
di Elena Ganelli
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Mercoledì 19 Ottobre 2022, 12:31 - Ultimo aggiornamento: 12:34

«Non ho mai collaborato, mi sono accollato tutti i reati dei quali ero responsabile compresi due omicidi e non ho ottenuto alcun beneficio e se oggi sono del tutto libero a parte l'obbligo di firma quotidiano che verrà meno a maggio 2023 è per il mio comportamento in questi lunghi anni di detenzione che mi ha anche consentito di essere ammesso al lavoro esterno». Federico Berlioz racconta così i suoi ultimi 24 anni di vita: da quando era componente di una banda criminale del capoluogo pontino ai processi con relative condanne fino all'espiazione completa della pena.

E in questo lasso di tempo è diventato uno scrittore: prima semplici racconti e poi romanzi le cui storie hanno ambientazioni noir, con criminali, forze dell'ordine, istituzioni concatenate tra di loro: spesso la location è il carcere, un territorio ostile, crudele e violento, una sorta di territorio di caccia, dove non c'è nessuno su cui contare, con l'imperativo di sopravvivere, per non diventare una preda. Un mondo alieno privo di ogni minimo sentimento.

I ROMANZI
Ma i protagonisti nei suoi romanzi sono anche i commissari, vessati da colleghi pronti a incastrarli per ragion di Stato, perché magari hanno scoperto traffici illeciti di pezzi fondamentali delle istituzioni. Oggi vive a Pisa ma venerdì alle 17.30 sarà a Latina per presentare La fabbrica del crimine da uomo nuovo o comunque diverso da ciò che è stato negli anni '80 e '90, un personaggio noto alla cronaca nera che spadroneggiava con violenza nel capoluogo pontino tanto da rendersi responsabile di due omicidi: quello di Marco Cabassi e quello di Carlo De Bellis.

Oggi, a 59 anni da poco compiuti, Berlioz è lontano dai contesti criminali, impegnato in attività di volontariato, impiegato presso una cooperativa sociale dopo oltre 24 anni di carcere, compresi alcuni differimenti della pena: è un uomo libero come ha disposto il Tribunale di Sorveglianza di Firenze.

I giudici scrivono che Berlioz ha dimostrato negli anni di detenzione una coerenza e una costante presa di distanza da ambienti e dinamiche delinquenziali, mantenendo comportamenti concretamente funzionali al reinserimento sociale secondo canoni di civile convivenza.

Ammesso al regime di semiliberta nel gennaio 2011, è stato detenuto in esecuzione di un provvedimento per cumulo di pene che ha riunito diverse condanne per reati commessi dal 1991 al 1995, riportando la pena dell'ergastolo emessa dalla Corte d'Assise di Appello di Roma. I magistrati del Tribunale di Firenze affermano che durante gli anni di detenzione ha mantenuto un comportamento regolare sotto ogni punto di vista intrattenendo corrette relazioni interpersonali, come attestano le ripetute concessioni di liberazione anticipata. Ha dimostrato di saper trarre profitto dalle varie opportunità che gli sono state offerte nel corso della detenzione.

Poi, dal gennaio 2016 è stato ammesso al lavoro all'esterno, dimostrandosi particolarmente attivo nel mondo del volontariato, presso la Croce Verde. «Ho una compagna con la quale vivo, una figlia e dei nipoti racconta e faccio due lavori part time per vivere oltre a scrivere libri. Leggo notizie di cronaca su Latina con sconforto sottolinea e penso che non è più una bella città, quella che io ricordo. Così come sono convinto che se alcuni clan rom sono diventati così potenti nel tempo è perché qualcuno non solo non li ha fermati come andava fatto ma li ha anche coperti».

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