Karibu, difesa spaccata Lady Soumahoro si sgancia dalla madre

Intanto gli ispettori del ministero arrivano in Prefettura

Karibu, difesa spaccata Lady Soumahoro si sgancia dalla madre
di Marco Cusumano
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Dicembre 2022, 11:19 - Ultimo aggiornamento: 11:22

Tre indagati, due strade diverse per difendersi. La moglie di Soumahoro, Liliane Murekatete, sceglie di seguire una linea autonoma rispetto alla madre e al fratellastro, Marie Terese Mukamitsindo e Michel Rokundo. E anche le strategie sono diverse.
Lady Soumahoro, pur restando in silenzio davanti al giudice, ha scelto di depositare delle carte per tentare di dimostrare la sua lontananza dalla gestione delle cooperative nel periodo sotto accusa. Certificati di gravidanza e screenshot per sostenere di non aver avuto un ruolo attivo nella Karibu, in quanto al riposo.

«Non ci risulta nessun contrasto all'interno della famiglia» commenta l'avvocato Fabio Pignataro che assiste Marie Terese Mukamitsindo e Michel Rokundo.
A guardarli dall'esterno, e soprattutto ascoltando le parole di alcuni ex lavoratori della coop, l'impressione però è che qualche tensione tra Murekatete e il fratellastro ci sia stata, magari proprio sulle modalità di gestione delle attività di famiglia.

Di certo, in tribunale a Latina, sono arrivati separati: prima madre e figlio insieme e poi, da sola, la moglie di Soumahoro. Avvocati diversi, linea difensiva diversa. Murekatete, assistita da Lorenzo Borrè, ha depositato dei documenti per negare il proprio coinvolgimento annunciando, tramite il suo legale, di aver presentato ricorso al Riesame contro il provvedimento di interdittiva e sequestro preventivo.
L'avvocato Pignataro invece ha spiegato di non aver depositato nulla davanti al gip e, in merito al Riesame, di «attendere l'analisi delle carte e la successiva valutazione complessiva del caso prima di decidere la migliore strategia difensiva».

Binari separati, appunto. Da una padre madre e figlio, dall'altra la moglie di Soumahoro.

Per i tre principali indagati il gip Molfese ha disposto il divieto per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione e esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche, oltre al sequestro di oltre 639 mila euro alla madre e di circa 13 mila ai due figli. Il magistrato di Latina, nel provvedimento, parla di un sistema a gestione familiare basato soprattutto sulle fatture false emesse dalla Jambo Africa, un'associazione schermo la cui «unica risorsa palese è il personale di per sé del tutto insufficiente a garantire le prestazioni».
Secondo l'accusa, in sostanza, la Jambo era stata costituita solo «per prestare manodopera alla Karibu, secondo collaudati schemi illegali di esternalizzazione, per evitare o ridurre i costi». Inoltre la finta associazione, sempre secondo l'accusa, veniva «utilizzata in un meccanismo fraudolento di fatture per operazioni inesistenti, onde giustificare a posteriori le uscite di denaro che la Karibu aveva l'obbligo di rendicontare nell'ambito dei progetti Sprar e Cas». Operazioni inesistenti per somme di oltre due milioni di euro.

ISPETTORI IN PREFETTURA
Le verifiche sulla gestione dei migranti non sono terminate. Gli ispettori ministeriali sono arrivati anche nella sede della Prefettura di Latina per acquisire documentazione relativa alla gestione dei bandi affidati alla Karibu e al Consorzio Aid. Le cooperative, finite nel mirino della Procura di Latina, operavano gestendo finanziamenti che passavano attraverso la Prefettura e per questo motivo gli accertamenti degli ispettori del ministero dell'Interno dovranno approfondire ogni passaggio, con l'obiettivo di ricostruire il flusso di denaro per l'accoglienza. Sulle attività degli ispettori viene naturalmente mantenuto il più stretto riserbo, dal palazzo si parla di «normali verifiche amministrative».

E' ipotizzabile l'analisi dei documenti relativi alle cooperative così come già è avvenuto nelle ultime settimane con le ispezioni nella sede di Karibu e Aid. In quel caso gli ispettori del Mise avevano proposto lo scioglimento della Aid, mentre per Karibu «l'istruttoria è culminata con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento» come spiegò il ministro Urso durante un question time rispondendo a un'interrogazione sul caso Karibu.

© RIPRODUZIONE RISERVATA