Istanza di fallimento per il Latina calcio: debiti per 4 milioni con il fisco e stop alla rateizzazione per morosità

Istanza di fallimento per il Latina calcio: debiti per 4 milioni con il fisco e stop alla rateizzazione per morosità
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 22 Gennaio 2017, 18:24
Debiti con l'erario che ammontano a 4 milioni di euro, un patrimonio netto completamente eroso, «uno stato di insolvenza» tale da rendere il Latina calcio «oggettivamente impossibilitata a far fronte al regolare adempimento delle proprie obbligazioni», una situazione attuale «da cui non sembra emergere una crescita degli utili compatibile con la possibilità di adempiere il menzionato debito». Ecco perché i pubblici ministeri Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro hanno chiesto al Tribunale di Latina di procedere alla declaratoria di fallimento dell'Unione sportiva Latina calcio. L'istanza è dell'11 gennaio scorso e l'udienza si svolgerà il 16 febbraio prossimo.

La società professionistica che milita in serie B, passata di proprietà nel dicembre scorso, ha sempre sostenuto che i debiti con l'erario non erano un problema, avendo ottenuto la la possibilità di rateizzare le cartelle esattoriali. La Finanza però ha da poco scoperto che il 30 novembre scorso Equitalia ha revocato «l'agevolazione inizialmente concessa su richiesta della società di rateizzazione degli importi a debito». E ciò per «il mancato versamento di 5 rate facenti parte del piano di ammortamento». Tanto che a dicembre sono stati già notificati «gli avvisi di intimazione alla parte onde procedere all'esecuzione dei necessari pignoramenti mobiliari/immobiliari fino a concorrenza della somma non corrisposta».

L'allarme della Covisoc
Già così la situazione è drammatica. Ma non è tutto. Dalla documentazione sequestrata il 16 novembre scorso presso Figc e Covisoc sono emerse «ulteriori criticità», ovvero «rilevanti esposizioni finanziarie nonché difficoltà nell'adempiere alle proprie obbligazioni». E' la stessa Commissione di vigilanza che ha verificato, al 30 giugno 2015, come la società sportiva ha omesso «quasi sistematicamente i versamenti delle imposte dovute (Ires, Irap, Iva, ritenute fiscali, etc.)» Anche qui l'elenco è impietoso. Il Latina non paga nulla, neppure le multe ai vigili urbani. Dal 2011 al 2014, vengono rateizzati debiti con il fisco per 3,6 milioni di euro. Anche a proposito del mancato versamento dei contributi dei giocatori, per il quale il Latina è stato deferito e poi assolto pochi giorni fa dalla commissione di appello federale, la Procura rileva che «la società non ha ancora provveduto a versare contributi Inps e ritenute Irpef riservandosi di farlo al più presto». D'altra parte sempre la Covisoc, al termine di una nuova ispezione nel maggio 2016, scatta una fotografia impietosa dell'Unione sportiva: una struttura amministrativo-contabile inadeguata, stipendi pagati in ritardo, premi e incentivi all'esodo rinviati di sei mesi, forte esposizione debitoria verso l'erario, con un bilancio talmente in perdita da ridurre il patrimonio netto a 14 mila euro, un bilancio trasmesso difforme da quello verificato. E quindi già a quella data gli ispettori avevano «invitato la società al ripristino» del capitale sociale.

La consulenza voluta dalla Procura
Il consulente tecnico dei pm Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, il dottor Igor Catania, ribadisce che il bilancio 2014 non era rispondente al vero (come emerso dall'informativa della finanza per l'operazione Starter), con un patrimonio netto aziendale con segno meno. Quanto al bilancio 2015 riscontrava l'effetto trascinamento di «difformità contabili riscontrate nel precedente bilancio» e una situazione economico patrimoniale rappresentata «non corrispondente al vero», con l'occultamento di maggiori perdite per 1,2 milioni e quindi un patrimonio netto a -900 mila euro. Secondo il consulente ci troviamo davanti a uno «stato di squilibrio critico», «situazione che appare degradare verso un livello di tendenziale insostenibilità», con debiti per 2,3 milioni verso le banche, 3,6 verso il fisco, 1,3 verso i fornitori. Inoltre il bilancio al 30 giugno 2016 non è stato depositato al Registro imprese, malgrado siano scaduti i termini, ma inviato in bozza alla Covisoc. Un documento contabile «che trasferisce l'immagine di una società carente di mezzi liquidi - annota Catania - incapace di autofinanziarsi», con i debiti che «appaiono assumere consistenze su livelli di insostenibilità», che tra l'altro crescono per sanzioni e interessi. Tutto questo senza neppure bisogno di tene conto delle irregolarità enerse nell'inchiesta Starter.

Di Nardo e D'Alessandris, plusvalenze da chiarire
E' finita sotto i riflettori della Procura la cessione di Antonio Di nardo alla Sampdoria per un milione che consentiva l'iscrizione a bilancio di una analoga plusvalenza. In realta dal sito transermarkt.it è emerso che il calciatore è tornato in prestito per 75 mila euro il 27 gennaio 2016, il 30 giugno ritornato alla Samp per fine prestito e che infine è stato ceduto al Latina a titolo gratuito l'11 luglio scorso. Non è l'unica anomalia «nelle operazioni di cessione delle prestazioni sportive, come nel caso della cessione del calciatore Gianmarco D'Alessadris ceduto all'Ac Siena Calcio nel 2014», con il contemporaneo acquisto di Paolucci per la stessa cifra. Basta e avanza, tutto questo, secondo la Procura, per far fallire il Latina calcio.
Vittorio Buongiorno
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