
Torna alla carica chi vuole riaprire gli ex ospedali della provincia pontina per far fronte all’emergenza Covid. Ma è possibile? E soprattutto: ha senso? Lo abbiamo chiesto al manager della Asl Giorgio Casati. Si fa riferimento agli ex ospedali di Cori, Sezze, Gaeta, Priverno e Minturno.
«La prima cosa da dire - spiega il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Latina - è che per capire se ci sono le condizioni per riaprirli servirebbe preliminarmente una verifica del sistema impiantistico che per oltre un decennio non svolto le funzioni per cui era stato realizzato. Parliamo di interventi non banali. A Sezze peraltro la struttura è stata interessata da un crollo interno con un campanile che risulta pericolante, lì quindi l’intervento sarebbe comunque precluso».
E nelle altre strutture?
«Non è sufficiente realizzare la scatola, bisogna riempirla di contenuti. Se quelle strutture dovessero accogliere pazienti covid avrebbero bisogno di un pronto soccorso e di diagnostica per immagini come condizioni di base. Servirebbe poi il personale. Penso sia evidente che c’è carenza di personale specializzato su tutto il territorio nazionale, altrimente non vedreste avvisi di ricerca di medici pensionati e addirittura di specializzandi. Quindi mi pare chiaro che sarebbe impossibile avere il personale per creare 5 nuovi pronto soccorso e altrettante equipe radiologiche. Quando fai una guerra, e questa è una guerra, concentri le risorse, non le disperdi. Quindi queste strutture potrebbero essere utilizzate al massimo per ospitare pazienti come quelli che inviamo agli hotel covid. Ma siccome gli hotel covid li abbiamo e non sono pieni non si comprende per quale ragione dovremmo riaprirli».
Eppure la politica continua a chiederlo.
«Credo non si colga come queste strutture che non sono state riconvertite covid abbiano avuto e continuino ad avere una funzione territoriale fondamentale, le persone hanno potuto frequentare quegli ambulatori in sicurezza, senza ansia. E poi ci hanno consentito la gestione di pazienti lievi: nell’ambito di una riconversione dei posti letto di Medicina del Goretti i pazienti sono stati distribuiti tra la San Marco, l’Icot, Fondi, Terracina, ma anche tra Sezze e Cori. Mentre a Gaeta è stato ripristinato l’ex reparto di Malattie infettive con 12 posti Covid a pressione negativa che ospitano pazienti appena più gravi di quelli di un hotel covid».
Restano Minturno e Priverno.
«La struttura di Minturno richiederebbe interventi non realizzabili in poche settimane, quella di Priverno stiamo per liberarla definitivamente, una ristrutturazione sarebbe più costosa di una ricostruzione ex novo».
Parliamo invece del Goretti e dei posti letto Covid che sono disponibili per questa guerra.
«Al 30 ottobre erano operativi 120 posti letto compresi 18 nelle sale del pronto soccorso con la possibilità di arrivare fino a 180. Una situazione che nella fase più acuta degli accessi nei primi 20 giorni di novembre è stata leggermente insufficiente tanto da richiedere l’attivazione di sei posti letto presso l’ospedale di Formia come nella prima ondata»
Il Goretti ha retto?
«Sì, è riuscito a reggere benissimo: abbiamo avuto fortuna poterci appoggiare rete regionale nella fase di massimo afflusso. Ma questo è normale. La provincia di Latina ha il 10% della popolazione del Lazio e dunque il 10% infetti e il 10% dei ricoverati, ma non ha il 10% dei posti letto che sono invece concentrati su Roma. Ma anche numeri alla mano non avrebbe avuto senso occupare quelle strutture, non abbiamo mai dovuto occupare tutti i posti letto disponibili, neppure gli hotel covid sono stati al completo. Chi lo propone dovrebbe fare una analisi fattibilità, dirci come intende farlo. Noi abbiamo bisogno di strutture utili. Il personale specializzato al Goretti lo hai, attraverso processi riorganizzazione abbiamo costituito equipe multidisciplinare, in quelle strutture no, non avremmo potuto averlo».
Parliamo di scenari futuri. In caso di una terza ondata su cosa possiamo contare?
«Nel caso dello scenario peggiore che si possa immaginare possiamo recuperare altri 34 posti letto a Formia, poi 26 posti letto a Fondi, altri 15 ad Aprilia. Mentre a Latina occupando anche le sale del pronto soccorso al 100% ci sarebbe posto per altri 47 pazienti. In totale possiamo arrivare a gestire 400 pazienti covid senza sfruttare la tensostruttura».
Sperando di non doverci arrivare.
«Sì, anche perché ciò significherebbe comprimere un altro tipo di offerta, renderebbe impossibile seguire i pazienti che hanno altre patologie. Mentre stiamo cercando di seguire tutti, cercando con attenzione ed equilibrio, di non lasciare indietro nessuno».
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