Nel territorio pontino i beni più rilevanti: il maxi capannone di via Maremmana, nella frazione industriale di San Donato a Sabaudia, il cui valore, secondo il perito incaricato, è di 10 milioni e 600 mila euro, e il palazzo di vetro al km 116,800 dell’Appia a Fondi (dove si trovavano fino a qualche anno fa gli uffici della società), valutato 4milioni e 140mila euro. In provincia di Frosinone sono stati messi all’asta invece 15 immobili in via Melfi, a Pontecorvo.
Fin da prima che fosse avviata la procedura del concordato preventivo, redatta dal famoso giudice Antonio Lollo (protagonista del più grave caso di corruzione che la provincia di Latina ricordi), in molti avevano già avanzato forti perplessità su uno strumento ritenuto pericoloso per tutti coloro che dovevano ricevere dalla Cedis Izzi grosse somme. Come noto, la società di Fondi decise di ricorrere alla strategia del concordato per evitare il fallimento in nome di una continuità aziendale che però fu aspramente criticata in quanto, secondo molti creditori, di continuativo c’era solo la partita Iva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA