Latina, immigrazione clandestina: 500 euro per un permesso di soggiorno

Latina, immigrazione clandestina: 500 euro per un permesso di soggiorno
di Rita Cammarone
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Mercoledì 24 Giugno 2020, 07:29
Cinquecento euro per un permesso di soggiorno o ricongiungimento di familiari dall'estero. E' il prezzo pagato, nella maggior parte dei casi, da un'ottantina di immigrati, per lo più braccianti agricoli di nazionalità indiana, a fronte di false documentazioni e finti affitti di locazione: ieri a Latina quattro arresti, gli ultimi di una lunga serie.
In carcere per corruzione un dipendente della Prefettura, Danilo Nigro, 42enne, già implicato in precedenti fatti simili. Secondo gli inquirenti sarebbe stato disposto ad asservire la sua funzione di pubblico ufficiale per fini privati, dietro corrispettivo. Il suo coinvolgimento in questa brutta storia è uno dei due aspetti più clamorosi delle indagini che hanno portato all'operazione di polizia giudiziaria, condotta ieri dalla Polizia di Stato, denominata Ascaris, dal nome di un verme parassita.

Il secondo è il fatto che gli altri tre destinatari di ordinanza di custodia cautelare sono due indiani e un pakistano, ritenuti i corruttori, indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. A finire in carcere, oltre a Nigro, sono stati infatti Munish Kumar, indiano di 40 anni, considerato dagli inquirenti il dominus del sistema dedito in via esclusiva a favorire la permanenza e l'ingresso di suoi connazionali, e Muhammad Afzal pakistano di 32 anni, residente ad Anzio, colui il quale avrebbe prodotto Cud, cessioni di fabbricati e dichiarazioni di ospitalità, il tutto rigorosamente falso. Ai domiciliari il 55enne indiano Devender Singh Nanda, in passato con ruolo di rappresentante sindacale di lavoratori suoi connazionali. Per una quinta persona, risultata irreperibile, il Gip Mario La Rosa ha ordinato obblighi di firma. Altre 18 persone risultano indagate a piede libero.

L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e dal sostituto procuratore Daria Monsurrò, è nata da due indagini convergenti, una condotta dalla Polizia Locale del capoluogo pontino e l'altra dalla Digos della Questura di Latina che ieri ha eseguito gli arresti ed effettuato perquisizioni con il supporto del locale Gabinetto di Polizia Scientifica e del Reparto Prevenzione Crimine Campania. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati una copiosa documentazione e apparati informatici utili per il proseguimento delle indagini. E' fine 2018 quando la Polizia Locale individua un numero elevato e sospetto di contratti di locazione facenti capo ad un'unica persona, un 40enne di Latina. «Contratti d'affitto di immobili le cui particelle catastali indicate risultavano inesistenti ha precisato Walter Dian, dirigente della Digos -; in alcuni casi lo stesso immobile risultava oggetto di più contratti di locazione».

Contestualmente la Digos acquisisce la testimonianza di un indiano in ordine alla circostanza di un suo connazionale che, dietro pagamento di 500 euro, avrebbe predisposto una documentazione fittizia finalizzata alla regolarizzazione sul territorio nazionale, ivi compreso un contratto di locazione intestato al 40enne di Latina. L'attività tecnica successiva e i numerosi servizi di pedinamento e osservazione svolti fino a metà 2019 avrebbero poi portato gli investigatori a svelare l'esistenza del collaudato sistema delinquenziale.
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