Latina, Luciano Iannotta: un impero con mille euro al mese

Latina, Luciano Iannotta: un impero con mille euro al mese
di Vittorio Buongiorno
3 Minuti di Lettura
Martedì 22 Settembre 2020, 12:09
Un vulcano di idee, assai spregiudicato ma con davvero pochi soldi. E' quanto emerge non solo dall'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere Luciano Iannotta, ma ancora di più dalla richiesta dei magistrati della Dda di Roma, Luigia Spinelli, Claudio De Lazzaro, Barbara Zuin e Corrado Fasanelli. Così pochi soldi da far sorgere spontaneo il dubbio: ma da dove sono arrivati i fondi con cui Iannotta ha costruito il suo impero?
Secondo la Direzione distrettuale c'è una «evidente sproporzione tra le capacità di reddito del soggetto e il patrimonio nel periodo implementato».

Gli investigatori della Squadra Mobile di Latina, guidati da Giuseppe Pontecorvo hanno raccolto le dichiarazioni dei redditi degli ultimi vent'anni, scoprendo che per ben sei volte l'imprenditore non ha dichiarato nulla. E complessivamente «dal 1997 al 2016 ha percepito al lordo delle imposte la somma totale di soli 251 mila euro pari a circa 12.500 euro annui, ovvero - si legge nella richiesta al gip - circa mille euro mensili lordi, dato chiaramente incongruente rispetto alla disponibilità delle partecipazioni nelle società». Sì perché Iannotta in questo stesso periodo ha costruito un impero. «La polizia giudiziaria - spiegano i pm - ha evidenziato come i redditi di Iannotta non possono giustificare nemmeno il versamento del 20% del capityale sociale della Akros Holding srl; né l'analisi dei redditi percepiti dai soggetti prestanome appaiono idonei a giustificare la capitalizzazione delle società partecipate, ciò che getta un più che fondato indizio sulla provenienza illecita delle finanze utilizzate per costituire tutte le società allo stesso direttamente o indirettamente riconducibili».
In cima a tutto c'è la Akros Holding «una società a responsabilità limitata, con oggetto sociale - scrivono gli inquirenti - l'elaborazione di dati contabili come attività prevalente» e con «capitale sociale interamente versato di un milione e mezzo di euro» suddiviso tra Luigi De Gregoris (l'imprenditore sonninese arrestato insieme a Iannotta) - che detiene l'1% - e la Akros Investments Ltd al 99%, società con sede a Londra «di cui sempre risulta direttore dal 2015» con sede identica a quella della London Investments Ltd (società venute alla ribalta in relazione al porto di Sperlonga).

Secondo gli inquirenti della holding riconducibile a Iannotta fanno parte la Italy Glass spa, di cui la Akros «detiene l'intero pacchetto azionario del valore si 3,2 milioni di cui 1,7 versato» e di cui è amministratore De Gregoris; la Italy Trasport; la Cemenfer (di cui è amministratore il fratello di Iannotta); la Infrastrutture Italiane spa con un capitale sociale di 200 mila euro di cui 50 mila versati; la 3D Company, di cui Iannotta è amministratore. Scavando la Dda scopre che «tra il 2013 e il 2015» è stato coinvolto «in numerosi procedimenti penali, da cui emerge un qualificato profilo di pericolosità sociale, inquadrabile nella categoria di delinquente economico» per «l'evidente sproporzione tra le capacità di reddito del soggetto ed il patrimonio in quel periodo implementato». Pensate che nel 2015 ha dichiarato 898 euro versati dalla Porto di Sperlgona srl, e nel 2016 8.600 euro lordi versati al 90% dalla Akros Holding. Ma gestiva un impero.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA