Ospedale Goretti, medici "in fuga" dal Pronto soccorso: aumenta ancora l'attesa per i pazienti

Ospedale Goretti, medici "in fuga" dal Pronto soccorso: aumenta ancora l'attesa per i pazienti
di Vittorio Buongiorno
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Domenica 14 Maggio 2023, 16:03 - Ultimo aggiornamento: 16:04

Le difficoltà del Pronto soccorso del Goretti sono note da tempo. La situazione era diventata complicatissima nei mesi più caldi della pandemia, poi sembrava avviata a tornare a quelle complicazioni a cui ormai, purtroppo, abbiamo fatto l'abitudine e a quel carico di lavoro mostruoso a cui, purtroppo, hanno fatto l'abitudine i medici, gli infermieri e più in generale gli operatori sanitari che ci lavorano. Attese di ore prima di essere visitato se non hai il codice rosso. Attese di giorni dopo che sei stato preso in carico per capire se si trova un posto letto in reparto o se ti rimandano a casa. Insomma, quello che succede più o meno in tutti gli ospedali delle grandi e medie città. Forse peggio: ieri i pazienti complessivamente in carico al goretti (tra trattamento, osservazione, attesa di ricovero) erano 181. Nessun altro ospedale di Roma, nello stesso momento aveva numeri comparabili.

I RACCONTI

E dunque, la carenza di medici che si verifica da settimane è un problema serio. Amici che ti chiamano e ti dicono: mio padre aspetta che lo visitino da otto ore. Lettori che telefonano in redazione e raccontano: «Mia madre è buttata su un letto del pronto soccorso da due giorni, diagnosi sospetto infarto. Mi ha detto che glielo fanno venire l'infarto». O anche: «Mio padre si è risentito male quando lo stavano dimettendo dal pronto soccorso perché era dentro da un giorno e mezzo e non ce la faceva più».

Un paio di telefonate e il quadro comincia a chiarirsi. Il Pronto soccorso del Santa Maria Goretti è di nuovo in sofferenza perché è ricominciata la "fuga" dei medici. Anzi: non era mai stata così numericamente drammatica. Non passa settimana senza che qualcuno lasci o annunci: entro settembre me ne vado. C'è chi sceglie la libera professione pur di liberarsi da turni massacranti e chi invece opta per il paracadute sicuro diventando medico di famiglia, perché anche lì si sono liberati posti su posti, si guadagna bene, si lavora molto ma molto ma molto meno che al pronto soccorso e soprattutto la gestione dei pazienti è affrontabile.
Al pronto soccorso no. Arriva di tutto. Incidenti gravissimi, infarti difficili da diagnosticare, insomma, quelle cose che ciascuno di noi preferirebbe evitare e che invece loro, i medici, se le trovano davanti a ondate. Giorno, notte, un delirio. La primaria Rita Del Piaz fa i salti mortali da quando è arrivata, ma adesso di più. Fare i turni di notte è la normalità. Stare al lavoro dalla mattina presto alla notte fonda idem.

I NUMERI

Tamponare le criticità è all'ordine del giorno. E poi, soprattutto: coprire i turni mancanti. «Sette medici hanno lasciato» racconta un interno. «Altri si accingono a lasciare» gli fa eco un collega. Difficile su due piedi quantificare quanti hanno gettato la spugna dall'inizio dell'emergenza covid. Ma sono tanti. Talmente tanti che la manager Asl Silvia Cavalli non fa in tempo ad ingaggiarne di nuovi che altri se ne vanno. E' così che ai primi di maggio la situazione è andata in tilt e la programmazione dei turni è diventata impossibile. A quel punto in soccorso del primario è intervenuta l'Azienda sanitaria dando delle direttive precise e chiedendo a i medici di tutto l'ospedale di rendersi disponibili per coprire i turni mancanti.

LA COPERTURA

Così al Goretti ci sono medici di vari reparti che scendono a lavorare al Pronto soccorso coprendo turni vacanti. «Perfino un primario è venuto a fare la notte» racconta incredulo un infermiere. Nello specifico quello di Ortopedia. «Ma era successo già anche durante l'emergenza covid, anche all'epoca i direttori di struttura hanno fatto le notti - ammettono dalla Asl - E' una scelta di responsabilità e anche di rispetto nei confronti dei colleghi». Meno problematica al momento la carenza degli infermieri.
«Anche loro sono in una condizione di carenza a livello nazionale - chiariscono dall'Azienda sanitaria - e qui non è che abbondino ma numericamente non siamo in emergenza, hanno un turn over forte anche loro, ma non c'è un fenomeno di "fuga" come per i medici, più in generale il problema riguarda gli operatori sociosanitari stiamo cercando di investire, forzando il reclutamento».
Nel frattempo si spera che vengano ingaggiati in fretta nuovi medici altrimenti in estate sarà un incubo.

L'AZIENDA SANITARIA

«Sono in tanti, complessivamente decine« anmette Sergio Parrocchia, il direttore sanitario della Asl di Latina, nonché direttore sanitario del Goretti da molti anni. «Soprattutto sono di più di quelli che si è riusciti a ingaggiare, malgrado tutti gli sforzi fatti negli ultimi anni - spiega - stiamo attuando i provvedimenti del Governo e ce ne sono altri in arrivo che la Regione Lazio sta valutando e metterà in campo da qui a poco». Ci sono incentivi significativi che la Regione sta valutando per i medici dei pronto soccorso proprio per arginare la fuga: il problema non è solo di Latina, ma è complessivo. «Il pronto soccorso del Goretti è da vari lustri uno dei più importanti del Lazio per complessità e numeri, normale che in una condizione di crisi di sistema soffra in modo particolare - spiega Parrocchia - E quindi ora che si è determinata una carenza personale e abbiamo dovuto coprire turni per garantire assistenza adeguata e non mettere a rischio né i pazienti, né gli operatori».

LA NORMATIVA

«In tutte le strutture si ricorre a richiesta volontaria di collaborazione da parte di quei medici di alcune specialità che già fanno parte dell'èquipe di pronto soccorso specialmente negli ospedali che sono Dea - spiega Parrocchia - Le norme vigenti lo prevedono, prevedono che l'attività sia svolta da team multi-specialistici che sono composti anche da medici altre discipline, ci siamo rifatti a quello»
«Abbiamo chiesto collaborazione per una decina di turni carenti nel mese di maggio. Undici per la precisione su cui c'era da incrementare il numero dei medici» chiarisce il direttore sanitario della Asl. «Non era mai stato così, ma non solo a Latina, è un problema nazionale ed è una situazione unica da decenni a questa parte».
«In passato - continua - a Fondi e a Terracina abbiamo avuto problemi e secondo le normative abbiamo fatto ricorso a una cooperativa, con regole e vincoli molto stringenti. Altre volte c'erano stati problemi per situazioni contingenti, come malattie improvvise, ma in ospedali più piccoli. Quello che sta accadendo al Goretti, mai. Ed il problema è emerso improvvisamente».

LE STORIE

I medici non reggono più i ritmi e la pressione del lavoro in prima linea. «La maggior parte di quelli che lasciano vanno a coprire i posti vacanti come medici di medicina generale, altri vanno a fare la libera professione» dice Parrocchia.
Tante le storie di quei medici che lasciano il posto fisso e vanno a fare lo stesso lavoro nei pronto soccorso ma a gettone. «Il decreto del ministero della Salute ha fissato paletti e previsto incentivi per affrontare questa situazione, il ricorso alle cooperative è stato contingentato e chiarisce che chi va fare libera professione non può tornare indietro. Questo limiterà i problemi e poi lo ripeto, la Regione sta definendo un pacchetto di incentivi proprio per chi lavora nei pronto soccorso».
Quanto al Goretti Parrocchia auspica «che il ricorso all'iauto da parte di medici di altri reparti per coprire i turni del pronto soccorso serva solo per il mese di maggio, ma nel frattempo continuano tutte le procedure per il reclutamento di altro personale. Tra l'altro la Asl ha pubblicato una manifestazione di interesse alcuni giorni fa dedicata a medici di pronto soccorso e sono già arrivate alcune domande, è stata fatta con i nuovi requisiti previsti che allargano le disponibilità e consentono di entrare anche a non specialisti ma con almeno tre anni di professione nel settore dell'emergenza urgenza».

EMERGENZA ESTATE

In azienda sanitaria e al Goretti sperano che il problema sia limitato a questo mese.

Ma da giugno cominceranno le ferie e questo rischia di complicare le cose. «Va detto che dall'altro ieri è operativa anche la collaborazione della Scuola di specializzazione di medicina d'urgenza del Sant'Andrea che prevede due specializzandi a rotazione mensile, non sono medici strutturati, ma possono dare il loro contributo . Importante è superare maggio, ma ci tengo a dire, per tranquillizzare tutti che i medici di altri reparti non vengono buttati nella mischia, ma è stato fissato un perimetro di attività definite e soprattutto in affiancamento ai colleghi del pronto soccorso con compiti definiti, ripeto, sempre in turno insieme a colleghi strutturati che lavorano nel pronto soccorso».

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