Il Procuratore della Repubblica di Latina, Giuseppe De Falco, per tutelare l'immagine dell'ufficio che guida da anni ha reso noto che «pur nella doverosa riservatezza del tema di avere tempestivamente posto in essere quanto compete al capo dell'ufficio, anche al fine di consentire agli organi competenti la pertinente valutazione in ordine alle responsabilità da accertare a vario titolo» nelle condotte poste in essere all'interno della Procura pontina.
Dopo giorni di silenzio il magistrato, che è stato per anni uno dei sostituti di punta della Procura di Roma, e che ha poi guidato le Procure prima di Forsione e ora di Latina, rompe gli indugi. Chi lo conosce racconta dello sgomento con cui ha appreso dell'inchiesta di Perugia che ha portato all'arresto della giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota; ha letto i tentativi di fare pressioni su uno dei suoi sostituti, Andrea D'Angeli che riteneva illegittimo un decreto di sequestro della Gip; ha letto i colloqui telefonici della gip con altri magistrati e non si è girato dall'altra parte. Anzi, proprio come già emerso dalle carte dell'inchiesta di Perugia ha risposto alla sua coscienza prima ancora che ai suoi doveri di ufficio. Così come nell'ordinanza era emerso che aveva chiesto conto alla presendente del Tribunale di latina di quel provvedimento emesso dalla gip con una nota. «Dalle conversazioni si evince - raccontano le carte dell'inchiesta perugina - che evidenziava da un lato il fatto che il giudice con il proprio provvedimento fosse incorsa in un vizio di ultra petizione e dall'altra manifestava perplessità per le tempistiche particolarmente celeri nell'emissione del provvedimento, chiedendo di segnalarla al Csm".
Adesso De Falco rileva «che la gravità della vicenda Giudiziaria relativa all'arresto di un magistrato del Tribunale di Latina» e sottolinea in una nota diramata dalla Procura che «in particolare il contenuto delle Intercettazioni di cui si dà atto nell'ordinanza cautelare del gp di Perugia che sono state riportate dai media, ingenerano oltre ad un generale comprensibile sconcerto, anche un rischio di pregiudizio all'immagine dell'ufficio della Procura di Latina nel suo complesso».