E' di Formia il vigile del fuoco eroe rimasto in balìa delle acque dell'Adige per 5 ore

E' di Formia il vigile del fuoco eroe rimasto in balìa delle acque dell'Adige per 5 ore
di Sandro Gionti
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 2 Settembre 2020, 10:22 - Ultimo aggiornamento: 17:31

Ha tentato di salvare la vita, rischiando la propria, di un giovane moldavo che a scopo sucida si era gettato da un ponte domenica sera nelle acque del fiume Adige in piena, a Verona. Il salvataggio dello straniero, purtroppo, non è riuscito all’eroico vigile del fuoco Danilo Marino, 39 anni, che è originario di Formia ma presta servizio da anni a Verona, dove vive con la moglie Nadia e due figli di 5 e un anno e mezzo. Figlio d’arte (il padre, Giuseppe, è stato fino a pochi anni fa comandante del distaccamento dei vigili del fuoco di Gaeta), Danilo aveva iniziato prestando servizio militare e poi come “discontinuo” nella caserma di Gaeta, successivamente si era arruolato nell’Esercito come istruttore paracadutista e una decina di anni fa aveva vinto il concorso per entrare nel Corpo dei vigili del fuoco a Verona, dove si era sposato con una giovane siciliana conosciuta nelle file dell’Esercito.

La storia del tentativo di salvataggio ha avuto inizio alle 21.30 di domenica, quando due poliziotti in servizio per un evento al Teatro romano di Verona, hanno cercando inutilmente di fermare un moldavo di 24 anni che aveva deciso di porre fine alla propria vita lanciandosi dal ponte Pietra nel fiume in piena. Dalla riva i due poliziotti avevano “agganciato” l’aspirante suicida ad un ramo, che però si è spezzato facendo cadere in acqua i due agenti. A quel punto il coraggioso pompiere formiano, specializzato sommozzatore, legandosi ad una corda tenuta dai colleghi sulla riva, non ha esitato a tuffarsi nelle acque limacciose dell’Adige, raggiungendo il moldavo e agguantandolo per un braccio. Ma ha incontrato la resistenza del giovane straniero. Marino non ha però desistito e, pur finendo più volte sott’acqua e rischiando di morire, ha cercato di trascinarlo a riva.

Ad un certo punto, però, nella colluttazione si è slegata la cima tenuta dai colleghi di reparto e Danilo e lo stesso moldavo sono stati trascinati via dalla corrente. I due poliziotti finiti in acqua sono riusciti a mettersi in salvo, un centinaio di metri dopo. Scomparsi nelle acque tumultuose, invece, il moldavo e il pompiere-sommozzatore. Le ricerche dei vigili del fuoco e delle forze dell’ordine sono proseguite durante la notte e solo dopo cinque ore, verso le 2,15, Danilo è stato ritrovato 16 chilometri più a valle, all’altezza del ponte che attraversa Zevio, nella parte sud ovest di Verona. Era ancora vivo, soprattutto perché ha avuto la prontezza di tagliarsi l’idrotuta riuscendo a galleggiare sulle acque del fiume invase dai detriti. Nessuna traccia, invece, del moldavo, risucchiato dalle acque.

Ricoverato all’ospedale “Borgo Trento” di Verona per un principio di ipotermia, il 39enne vigile del fuoco formiano è stato dimesso il giorno successivo ed ha potuto riabbracciare la moglie e i due figli, in ansia per lui. “Ho fatto solo il mio dovere - ha commentato - stavo pensando solo a quello e al dispiacere di non aver salvato una vita umana”. Nella stessa giornata ha ricevuto i ringraziamenti del ministro di Belluno Federico D’Incà e del sottosegretario al ministero dell’Interno Carlo Sibilia. E oggi sarà ricevuto in prefettura a Verona.

© RIPRODUZIONE RISERVATA