E’ il caso di Egidio Turchetta, militante negli anni ’70 nel Psi, ex assessore alla cultura, all’istruzione e allo sport (per ben 8 anni ovvero dal 2001 fino ai giorni della commissione d’accesso) ed eletto consigliere con il simbolo di Forza Italia/Pdl ad ogni tornata elettorale dal 1994 al 2010 quando venne ugualmente eletto ma tra i banchi d’opposizione grazie al suo personale e consistente “bacino di voti personali”. «Dopo il caso Fondi, entrai in collisione con i massimi vertici del partito – scrive Turchetta nella sua lettera-sfogo inviata alla redazione del Messaggero – e non condividendo le scelte politiche imposte d’alto (l’allusione è al senatore Claudio Fazzone) decisi di partecipare alle elezioni con una lista civica denominata “Progetto Fondi. Pur andando in opposizione – aggiunge – ho seguito i problemi della città con interventi puntuali e costanti volti a spronare l’amministrazione».
Dopo 20 anni di intensa attività politica, Turchetta dice basta. Il perché lo spiega lui stesso in una lettera fiume nella quale non manca qualche nota malinconica. «Ho vissuto la politica sempre come passione, come servizio ai cittadini e come crescita individuale e collettiva. Oggi però è il tempo di coloro che antepongono le carriere personali al bene collettivo. Fondi – aggiunge senza remore Turchetta – è diventata una “palude politica” ed i giovani sono i primi ad essersi assopiti». Una visione goyana che suonerebbe quasi grottesca se non ci fossero altri politici pronti a diventare ex per motivazioni diverse ma, in un certo senso affini.
E’ il caso di Vincenzo Trani, consigliere di centrosinistra e pertanto finito tra i banchi di opposizione nell’ultima tornata elettorale il quale, dopo una strenua battaglia non solo contro la maggioranza ma anche contro le istituzioni in generale, ha deciso di battere in ritirata. «Magari avessi lottato contro i mulini a vento – si sfoga Trani – almeno i mulini sono visibili. Oggi lottare contro il sistema e contro le istituzioni è una guerra contro il nulla». Il riferimento è alle mille lettere inoltrate al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (pur essendo dello stesso orientamento politico), ai molteplici esposti alle forze dell’ordine sui quali non sono mai state aperte inchieste, alle richieste di chiarimento sul Mof e a mille altre questioni in cui Trani si sarebbe trovato sempre e semplicemente solo.