Certificati per falsi invalidi, corruzione di vecchia data

Certificati per falsi invalidi, corruzione di vecchia data
di Marco Cusumano
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Venerdì 13 Dicembre 2019, 09:41
La corruzione a basso prezzo per ottenere certificati falsi per pensioni di invalidità e porto d'armi, non deve portare a una sottovalutazione del sistema delle mazzette. Un sistema che, seppur basato su tangenti di massimo 100 euro per certificato, era ampiamente rodato e coinvolgeva un numero imprecisato di pazienti. Ma soprattutto, come hanno spiegato gli investigatori in conferenza stampa, non è possibile stabilire da quanto tempo andasse avanti.

«Per necessità investigative e per evitare processi difficili da gestire - ha spiegato il procuratore aggiunto Carlo Lasperanza - abbiamo dovuto circoscrivere le indagini a un periodo ristretto, durante il quale abbiamo comunque raccolto elementi che dimostrano ampiamente il modus operandi. Difficile stabilire da quanto tempo tutto ciò andasse avanti, ma se consideriamo i numeri che abbiamo raccolto è possibile farsi un'idea. I dati ci indicano che il sistema corruttivo era ben più ampio, diffuso e organizzato».

I numeri sono inquietanti: in un mese i carabinieri hanno documentato con le immagini delle telecamere nascoste 150 falsi certificati. Nelle intercettazioni lo psichiatra Antonio Quadrino fa riferimento a centinaia di falsificazioni, il tutto documentato nelle informative del Nas redatte il 4 giugno e il 1° ottobre 2019. «Quadrino - scrive il giudice Giuseppe Cario - nel periodo dal giugno 2018 al maggio 2019 ha aperto ben 51 cartelle cliniche in cui i pazienti non risulta abbiano seguito le procedure previste per l'accesso al servizio psichiatrico». 

Ma come funzionano queste procedure? «L'utente - scrive il gip nell'ordinanza - si reca presso il Csm dove viene raccolta una serie di dati, compilata una scheda filtro. Segue poi l'affidamento ad un medico previa fissazione di una data della visita. Le 51 cartelle cliniche seguite da Quadrino non risulta abbiano seguito le procedure per l'accesso al servizio psichiatrico. Per la maggioranza delle cartelle, la diagnosi indicata risulta essere sindrome depressiva endoreattiva grave, la medesima ricorrente di falso e corruzione, diagnosi necessaria per l'ottenimento di invalidità civile».

Per avvalorare le false diagnosi, emesse quasi sempre senza neppure aver mai visto il paziente, il medico prescriveva delle terapie farmacologiche del tutto inopportune, se non pericolose, tanto che lui stesso invitava i paziente a non assumere quei farmaci, ma solo a portarli nel momento della convocazione davanti alla commissione.

Antonio Quadrino, medico dall'esperienza trentennale, parla con un suo complice (Bruno Lauretti) in un'intercettazione raccolta dagli investigatori.
Lauretti dice: «Senti io voglio un'informazione perché noi se agganciamo la cosa... la situazione io prenderò appuntamento oggi se agganciamo la situazione qua c'è molto da lavorare... E nun poss i sbattr tutte e vote...p' Caserta p' cos...».
Quadrino risponde mettendosi a disposizione: «Io li faccio... ce ne ho fatti 300 a lui quest'anno», riferendosi a un altro complice.
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