E' morto Silvio Di Francia, cordoglio a Latina per l'ex assessore alla Cultura

E' morto Silvio Di Francia, cordoglio a Latina per l'ex assessore alla Cultura
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Venerdì 17 Marzo 2023, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 12:01

E' morto questa mattina a Roma Silvio Di Francia, aveva 69 anni. A Latina era stato assessore alla Cultura nella giunta di Damiano Coletta, chiamato dal movimento civico Lbc a dare una impronta e anche un po' di sprint alle politiche culturali del capoluogo pontino, ma alle spalle aveva una lunga carriera politica nella Capitale.

Giornalista professionista era stato consigliere comunale dei Verdi nel 1993, nel 2001 coordinatore di maggioranza nella sindacatura di Walter Veltroni, poi presidente di Zetema e quindi assessore alla Politiche Culturali del Comune di Roma. Era un grandissimo appassionato di judo che aveva praticato ad altissimi livelli ed era stato nominato presidente del Comitato Regionale Lazio della Fijlkam (Federazione Italiana di Judo, Lotta e Karate).

A Latina era arrivato nel giugno del 2018. Era entrato in Giunta dopo le dimissioni dell'assessora Di Muro. Quel giorno aveva detto: «Girerò moltissimo, le porte in assessorato saranno aperte, ma non mi metterò oggi a fare promesse, o a dire farò questo o quello». Quell'estate, presentando il concerto di Calcutta al Francioni aveva detto che «i grandi eventi non vanno subiti, ma accolti», poi con la modestia che gli era propria aveva sminuito il suo ruolo dicendo che al suo arrivo era tutto già programmato («Mi sono trovato al posto giusto al momento giusto». In realtà da subito aveva guidato l'assessorato con le idee chiare e obiettivi ambiziosi. Era stato frenato solo e solamente dalla chiusura del Teatro D'Annunzio: l'aveva trovato inagiile ed era riuscito a utilizzarlo praticamente mai. Resta nella momoria la serata con Popolizio e Orsini e la Loiodice che avevano portato a Latina il meraviglioso Copenaghen.

Di quegli anni resta la grande amicizia tra Di Francia e Pennacchi. Il giorno della camera ardente fu Di Francia ad accogliere il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, per l'ultimo saluto alla camera ardente.

Per Pennacchi aveva organizzato un convegno, "Latina ieri, oggi e domani", dedicato all’identità cittadina. Per l’occasione vennero chiamati a raccolta tra i più importanti critici letterari e linguisti per discutere dell’opera letteraria di Antonio Pennacchi «che ha reso la nostra città un luogo letterario, anche grazie alla vittoria del Premio Strega del 2010».  Gli atti di quel convegno sono diventati un  saggio dal titolo "Lungo Canale Mussolini, Antonio Pennacchi e la sua opera", edito da Mondadori e curato dal professor Rino Caputo. «Una grande soddisfazione - disse all'epoca Di Francia - ma anche l’onore di poter scrivere qualche riga di saluto e introduzione a un libro tratto da un convegno che per una volta smentisce l’antico aforisma del ‘nemo propheta in patria’. Pennacchi è letteralmente Latina, già Littoria, già Cancello del Quadrato e il fatto che le sue passeggiate in città facciano parte del quotidiano di chi ci vive lo rendono non lo scrittore di successo ma un concittadino di cui andare orgogliosi».

Aveva dovuto lasciare Latina per l'insorgere della malattia. Dopo gli ultimi faticosissimi mesi in cui era rimasto con grande tenacia al suo posto alla fine della consiliatura aveva scelto di fare un passo indietro.

Ma i rapporti con Latina erano rimasti strettissimi, lo testimoniano i ricordi che gli amici stanno postando sui social. «Sconcerto, commozione, dolore, tanto dolore. La notizia della morte di Silvio Di Francia mi ha profondamente rattristato - ha scritto du Fb l'ex sindaco Damiano Coletta - Se ne va una persona con cui ho condiviso una parte importante del mio cammino come sindaco della città di Latina. Sono stati anni in cui ho potuto apprezzare l’uomo Silvio, ma anche le sue qualità politiche, le sue capacità amministrative».

«Un uomo - ha scritto l'ex sindaco - che è vissuto a pane e sport, a pane e politica, a pane e cultura: una combinazione che ne ha fatto una persona unica, con la quale era impossibile non confrontarsi, anche duramente, anche litigando, ma sempre con l’obiettivo di trovare una sintesi». E soprattutto: «Ha saputo vedere oltre il quotidiano, aprendo ai giovani e alle novità. E’ stato un sognatore, è sua la visione di un Museo Cambellotti nuovo, un museo 2.0 - ricorda Coletta - Nei momenti più difficile è stato un attento interlocutore e mediatore politico, un riferimento amministrativo, Ha lavorato per la città e per i suoi cittadini anche a costo di prendere decisioni impopolari. Mi piace ricordare come abbia condiviso con me la decisione di chiudere il teatro D’Annunzio, ormai ingestibile sul piano della sicurezza: "Prima la tutela dello spettatore, lo spettacolo viene dopo", mi disse, per poi il giorno dopo mettersi al lavoro affinché il teatro tornasse ad essere un patrimonio della città. Silvio era un competitivo, ha vinto tante gare, tante battaglie, purtroppo la malattia lo ha colpito in maniera inesorabile e straziante. Il mio cordoglio, il mio dolore è il dolore e il cordoglio anche di chi insieme a me ne ha condiviso il cammino amministrativo».

 

Emilio Ranieri lo ricorda così: «Sei stato un buon amico e consigliere Silvio Di Francia , un fratello maggiore comprensivo, uno strenuo difensore del nostro lavoro di assessori.
"Si fa il pane con la farina che si ha", "Conoscere per deliberare", "Domandare è lecito, rispondere è cortesia"... e quante discussioni... e non mi fai mai parlare... Emi' sei troppo buono!». E Gianmarco Proietti: «Ciao Silvio… Avevi visto e previsto tanto». Questo invece il ricordo di patrizia Ciccarelli:

Perché Di Francia, tra tutte le altre cose, sapeva anche suonare molto bene la chitarra, e Alfredo Romano ricorda infatti una sua esibizione ai Salotti Musicali.

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