Pugile di Aprilia ucciso, la mamma: «Ditemi chi è stato, voglio giustizia»

Pugile di Aprilia ucciso, la mamma: «Ditemi chi è stato, voglio giustizia»
di Flaminia Savelli
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Lunedì 18 Luglio 2022, 12:07

«Voglio giustizia per mio figlio Leo, questa storia non finisce qui». È un dolore lucido quello di mamma Branca. È seduta all'ingresso del commissariato di Anzio da ore, accanto a lei c'è il figlio maggiore Daniel che la consola. All'alba gli agenti le hanno comunicato che suo figlio Leonardo Muratovic, 26 anni di professione pugile, è morto con una coltellata all'addome. È rimasto coinvolto in una rissa su cui l'inchiesta del commissariato di Anzio è tutt'ora in corso. Resta infatti da chiarire il movente della lite. Con il cerchio delle indagini che si sta chiudendo intorno alle amicizie della vittima. Sabato sera era in compagnia del migliore amico e di due ragazze. Il gruppetto era residente ad Aprilia ma trascorrevano spesso le serate nei locali di Anzio dove lo stesso Leonardo era conosciuto. Secondo quanto raccolto fin qui, conosceva i suoi aggressori.
Mentre mamma Branca si sfoga, i poliziotti stanno ascoltando gli amici che erano con il figlio e i quattro buttafuori del locale di Anzio - il Bodeguita Beach in riviera Mallozzi- dove si è accesa la miccia sabato notte. C'è tensione, il marito - e papà della vittima - non appena ha incrociato i vigilantes in commissariato ne ha aggrediti due e ferito uno con un coltello. «Voglio sapere chi ha ammazzato mio figlio, sono disperata. La verità, la polizia deve dirmi la verità» ripete Branca che ricorda così gli ultimi istanti del figlio: «Ci siamo sentiti per telefono prima che uscisse per andare con gli amici in quel locale. Leo ero sereno, molto sereno. Stava uscendo con i suoi amici per una serata come tante. E invece me l'hanno ammazzato e nessuno sa dirmi perché». Intanto in commissariato il via vai è continuo. Entrano gli amici del 26enne deceduto all'alba al pronto soccorso Ospedali Riuniti di Anzio.

IL TESTIMONE
«Ero con Leo al bancone del locale.

Gli ho offerto un drink, eravamo venuti con compagnie diverse ma ci conosciamo da tempo. Eravamo amici da tempo e ora non riesco a capire neanche cosa sia accaduto. Mi sembra di viver in un incubo» dice Roberto. Il giovane non è solo un amico della vittima. è anche uno dei testimoni che ieri è stato a lungo ascoltato dagli investigatori. Era al Bodeguita Beach poco prima che scoppiasse la rissa e ha vissuto con Leonardo gli ultimi istanti. È sconvolto e confuso mentre ricorda: «Mi sono girato per un istante - dice con gli occhi lucidi - quando mi sono voltato, Leo era con due buttafuori che conosco benissimo e che conosceva anche lui. Lo stavano accompagnando verso la spiaggia. Ho capito che qualcosa non andava e mi sono avvicinato a loro. Una manciata di secondi appena e si è scatenato l'inferno. Leo, insieme ad altri ragazzi, erano nella mischia».

 

Una rissa appunto, come hanno stabilito le indagini ma dai contorni ancora poco chiari. Ciò che è certo è che la vittima sia stata ferita mortalmente. Anche se, come racconta l'amico diventato testimone involontario dell'assassinio, Leonardo era ancora perfettamente cosciente: «Era a terra - ricorda ancora Roberto - mi ha visto e si è rialzato. Poi si è alzato la maglietta e mi ha detto: Fratè, guarda m'hanno accoltellato e poi è scappato via». La vittima infatti ha cercato poi riparo fino all'arrivo dei soccorsi e della polizia. Roberto, insieme agli altri ragazzi, è stato fermato e accompagnato al commissariato per essere ascoltato. Gli investigatori hanno recuperato dal suo cellulare foto e video. «Ero vicino, è vero ma io non ho visto chi ha accoltellato Leonardo» ripete disperato l'amico. «Ai poliziotti ho dato tutto quello che mi hanno chiesto dal cellulare. Ma non ho davvero visto chi è stato, quando sono uscito c'era una gran confusione e Leo era già a terra». Per tutta la giornata di ieri sono stati ascoltati non solo gli amici del ragazzo presenti al momento della rissa ma anche i quattro uomini della sorveglianza che avrebbero accompagnato la vittima fuori dal locale dove, ad attenderlo, c'erano i suoi aggressori e il killer che lo ha ucciso.

 

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