Finisce l'era Coletta, si dimettono 20 consiglieri del centrodestra e torna il commissario Video

Finisce l'era Coletta, si dimettono 20 consiglieri del centrodestra e torna il commissario Video
di Andrea Apruzzese
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Giovedì 29 Settembre 2022, 11:55 - Ultimo aggiornamento: 11:58

La nascente amministrazione comunale di Latina è morta durante il parto. Come previsto, i consiglieri comunali di centrodestra (FdI, Lega, FI, Latina nel cuore, Udc), cui si è unita poi anche Annalisa Muzio, arrivando quindi a 20 consiglieri su 33, si sono recati dal notaio per firmare le dimissioni. Automaticamente, il Consiglio comunale è caduto, e a cascata tutta l'amministrazione, in primis il sindaco, Damiano Coletta.

VERTICI
La giornata era iniziata alle 11, con un vertice dei segretari provinciali e regionali del centrodestra, con alcuni consiglieri comunali, presso la sede di FdI di Latina in via Don Morosini. Al termine, una nota unitaria annunciava le dimissioni: «Nell'ultimo anno - scrivevano - si è dimostrato che la cosiddetta anatra zoppa, ossia un sindaco che non la maggioranza in Consiglio comunale, non è in grado di garantire alla città un'amministrazione che faccia fronte ai tanti problemi del nostro territorio e che sia in grado di pianificare lo sviluppo e il futuro di Latina. Per questo motivo, ma anche e soprattutto per voltare pagina rispetto agli ultimi sei anni di totale immobilismo dell'amministrazione, è stato deciso che i consiglieri comunali eletti a Latina rassegneranno in blocco le loro dimissioni. Il nostro è un gesto di responsabilità e un atto di amore nei confronti di Latina». Un no secco in risposta all'invito che martedì sera il sindaco Damiano Coletta aveva fatto a governare insieme una fase di transizione stabilendo alcune priorità.

CONSIGLIO
Una decisione annunciata già da settimane, e ribadita quindi poche ore prima del Consiglio comunale convocato per le ore 18, in cui si sarebbe dovuto tenere l'insediamento della nuova amministrazione. Alle 17.30, il sindaco tiene una nuova diretta Facebook, in cui prende atto della situazione. Alle 18, in un'aula consiliare gremita fino all'inverosimile di pubblico di entrambi gli schieramenti e di giornalisti, il consigliere anziano Raimondo Tiero (FdI) presiede la seduta. Chiama l'appello. Chiama il primo punto, la convalida degli eletti, che viene approvato all'unanimità. Subito dopo, il centrodestra chiede una sospensione di dieci minuti, esce dall'aula e dal Municipio, per salire in un appartamento sopra al Circolo cittadino, presumibilmente quello utilizzato da Vincenzo Zaccheo come quartier generale della sua campagna elettorale. Sale anche Patrizia Fanti, che alcune voci volevano in disaccordo con la linea di dimissioni.

Un quarto d'ora e riscendono, per risalire due isolati più in là, nello studio del notaio, dove sale anche Annalisa Muzio di Fare Latina: nella prima parte di consiliatura era nella maggioranza di Coletta, come anche FI. Per paradosso, è lo stesso studio notarile presso il quale, il 15 aprile 2010, gli allora consiglieri si dimisero per sfiduciare Vincenzo Zaccheo. È Zaccheo, in una piccola pausa nella passeggiata, a dichiarare che stanno andando a dimettersi: «Coletta ha fatto un affronto alla storia della nostra città (il riferimento è all'intervento presso una televisione nazionale, ndr), non si può dipingere la nostra come una città malavitosa o in camicia nera. Siamo compatti, quella è la molla che ha fatto scattare la coesione. Stiamo andando a firmare tutti». Alle 19.20 scendono. Le firme sono state apposte. Lo conferma l'ormai ex capogruppo di FdI, Matilde Celentano: «Abbiamo firmato».

CAOS IN AULA
Nel frattempo, tra la folla in aula, scoppia anche un parapiglia. Una persona dal pubblico lancia epiteti nei confronti del sindaco, e altri due prendono invece le sue difese. Scoppia il caos, con gli animi prontamente sedati dalla Polizia locale tradizionalmente presente in assise. Riportata la calma, si procede alla verifica del numero legale, che non c'è più, il centrodestra non è risalito in aula. Il Consiglio si scioglie.
Le dimissioni sono immediatamente operative. La procedura prevede che siano protocollate al segretario generale, che, verificatele, è tenuto a trasmetterle immediatamente al Prefetto, per la successiva nomina di un commissario. Un commissariamento che si annuncia lungo, fino alla primavera per le prossime elezioni. Si parla della possibilità di svolgerle insieme alle regionali di febbraio, ma quelle saranno straordinarie, non si può, a meno di un apposito decreto.

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