Diario dall'Antartide, stelle marine e ricci di mare nei fondali sotto al pack

Diario dall'Antartide, stelle marine e ricci di mare nei fondali sotto al pack
di Vittorio Buongiorno
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Mercoledì 6 Dicembre 2017, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 14:08

Continua il lavoro dei ricercatori italiani impegnati in Antartide con la XXXIII Campagna estiva. “L'ecosistema si sta svegliando – raccontano Edoardo Calizza di Sapienza Università di Roma-CoNISMa, field leader, e il collega pontino Armando Macali dell'Università della Tuscia– I ghiacci non sono più coperti dalla neve e ora nelle acque sotto al pack comincia a filtrare la luce”. Le immagini che lo raccontano sono suggestive.  
“Le immersioni vengono effettuate da palombari e incursori della Marina Militare e da incursori dell'Esercito, grazie alla collaborazione tra il Programma Nazionale di Ricerche in Antartide e il Ministero della Difesa. Gli operatori vanno sul fondo per raccogliere i campioni”. Le attività vengono programmate in un breefing dopo pranzo a cui partecipano il capo spedizione e il nucleo dei sommozzatori in cui si concorda la località, la tipologia di immersione, la durata, procedure e ovviamente il tipo dei campioni da prelevare. A quel punto i sommozzatori vanno a vestirsi e poi parte la carovana. Due operatori, più altri due in assistenza, l'ambulanza e i due ricercatori.

Le procedure di sicurezza sono rigidissime. I sommozzatori sono collegati alla superficie da un cavo, detto braga, attraverso il quale sono anche in contatto radio con i colleghi a terra. Il medico della spedizione misura loro i parametri vitali prima e dopo l'immersione, perché l'ambiente è estremo. "Pensate che la temperatura dell'acqua è a meno due grandi, meno 1,87 per la precisione – racconta Calizza – e in quelle condizioni solo il personale militare, grazie all'addestramento ricevuto, riesce a operare”. 

“Nella quasi completa assenza di luce vengono prelevati campioni di organismi che vivono sul fondo come stelle marine, ricci di mare, spugne, invertebrati, tutto ciò che è alla base delle catene alimentari di questo ecosistema. Ripeteremo queste immersioni e questi campionamenti tra gennaio e febbraio, quando il ghiaccio sarà ormai scongelato e nuova energia e nuovo cibo saranno arrivati agli organismi che vivono sul fondo. Vedremo che differenze ci sono così da poter studiare quanto le specie sono in grado di adattarsi a cambiamenti così drastici e per poter fare previsioni su quanto i cambiamenti climatici potranno influire sull'ecosistema”. 

Le scoperte sono interessanti. “Qui, facendo molto freddo gli organismi crescono lentamente ma vivono moltissimi anni, ciò permette loro di raggiungere dimensioni enormi, il cosiddetto  
gigantismo antartico, per cui animali che nel mediterraneo raggiungono pochi centimetri, qui possono essere lunghi anche due metri – raccontano i due ricercatori – Ci teniamo a sottolineare che nella maggior parte dei casi preleviamo piccoli pezzetti con biopsie e siamo poi in grado di rilasciare gli organismi vitali e riportali in mare, non vengono insomma sacrificati per la ricerca.

Solo in alcuni casi è necessario per avere ad esempio informazioni fondamentali sulla contaminazione degli organismi, in stretta osservanza con i permessi ministeriali che ci sono stati rilasciati per operare qui nel Mare di Ross, l'area marina protetta più grande del pianeta”.

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