Sistema Latina, Di Giorgi: «Sono salvo solo grazie alla mia enorme fede»

Giovanni Di Giorgi
di Marco Cusumano
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Giovedì 24 Novembre 2016, 09:23 - Ultimo aggiornamento: 17:39
Il giorno dopo l'uscita dal carcere di via Aspromonte, Giovanni Di Giorgi affida al suo avvocato, Lucio Teson, una breve dichiarazione: «Ero seriamente preoccupato per le sorti della mia famiglia, mi hanno salvato soltanto l'enorme fede cristiana e la fiducia immensa che ho nella giustizia e nel fatto che la verità sarà appurata». Di Giorgi è ora agli arresti domiciliari, chiesti e ottenuti dal giudice Mara Mattioli per problemi di salute di un suo stretto familiare.

Oggi intanto si discuterà a Roma la prima udienza del tribunale del Riesame per gli arrestati dell'operazione Olimpia. Saranno trattati i ricorsi presentati dagli avvocati di Vincenzo Malvaso, Rino Monti, Luca Baldini, Giovanni Di Giorgi, Giuseppe Di Rubbo e Andrea Capozzi. Ognuno tenterà di ottenere dal Riesame una misura cautelare meno pesante: chi è in carcere spera nei domiciliari, chi è già ai domiciliari punta alla libertà o al massimo all'obbligo di firma. I giudici però non decideranno oggi stesso, ma avranno tempo fino a lunedì per accogliere o respingere i ricorsi, rimodulando eventualmente le misure cautelati disposte dal tribunale di Latina.

Quello del Riesame è senz'altro il primo banco di prova di ogni inchiesta, ma in questo caso è ancora più importante perché l'indagine del sostituto procuratore Giuseppe Miliano si basa sul reato di associazione per delinquere. Se dovesse cadere questa ipotesi di reato, come sperano gli avvocati difensori, l'indagine subirebbe un notevole ridimensionamento, perché resterebbero in piedi singoli episodi «con reati che non hanno un livello sanzionatorio molto elevato» come ha spiegato con estrema sincerità il procuratore capo Andrea De Gasperis durante la conferenza stampa subito dopo gli arresti.

Oggi gli avvocati difensori attaccheranno l'inchiesta soprattutto relativamente agli indizi raccolti. «C'è una notevole carenza dei gravi indizi di colpevolezza - spiega l'avvocato Lucio Teson che difende Di Giorgi - ma anche una carenza relativa alla struttura dell'associazione contestata. Mancano le indicazioni precise circa i ruoli dei singoli affiliati, ma anche in merito al modo in cui l'associazione sarebbe strutturata e organizzata per compiere i reati. Non ci sono neppure le prove adeguate relative ai singoli episodi di falso».

L'avvocato Renato Archidiacono, difensore di Vincenzo Malvaso, sottolinea altri elementi: «Il reato associativo, così come descritto, non individua gli elementi minimi richiesti per la configurabilità del delitto. Non riusciamo a individuare i capi dell'organizzazione, i promotori rispetto ai partecipi del sodalizio. Il progetto criminoso sembra inoltre limitato alla sola approvazione dei Ppe del Comune, non si evincono altri fatti concreti».
Archidiacono, in merito all'illegittimità della procedura di approvazione dei piani particolareggiati, rileva inoltre un errore quando il giudice indica Di Giorgi e Di Rubbo quali sindaco e assessore all'Urbanistica: «Si fa più volte riferimento alla seduta della commissione del 05-03-2009 quando in realtà Di Giorgi non era sindaco ma soltanto consigliere comunale, il sindaco era Vincenzo Zaccheo e l'assessore all'Urbanistica era Massimo Rosolini e non Giuseppe Di Rubbo come indicato dal giudice».

Marco Cusumano
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