Covid, i tre nuovi positivi: un paziente, un'infermiera e un elettricista di Aprilia

Covid, i tre nuovi positivi: un paziente, un'infermiera e un elettricista di Aprilia
di Barbara Savodini
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Venerdì 12 Giugno 2020, 08:14

Tre nuovi contagi in provincia di Latina: sfuma così la possibilità di scendere verso zero positivi dopo i 4 casi della settimana scorsa. I nuovi casi sono stati riscontrati a Latina, a Sezze e a Terracina. Il caso di Latina è una infermiera del Goretti in servizio in un reparto convertito interamente al Covid, l'altro è un paziente di Terracina riconducibile al cluster romano del San Raffaele-Pisana poiché la Asl ha accertato che è stato visitato dal medico pontino già contagiato e legato a quel cluster. L'ultimo è di Sezze solo in teoria perché è lì che è nato, ma vive e lavora ad Aprilia: è l'unico di cui ancora non si capisce il link epidemiologico, l'ipotesi che viene fatta è che possa essere stato contagiato da una parente che lavora in un ospedale Covid di Roma, il Santo Spirito, ma si aspettano i tamponi a cui la donna è stata sottoposta per capire se l'ipotesi sia giusta.
I NUMERI
Salgono così a 552 i contagi totali, mentre quelli nei comuni pontini vedono salire a 33 quelli di Terracina (fino a ieri erano tutti guariti), a Sezze, che arriva a quota 15, e a Latina che si attesta a 116 casi di covid e dove ci sono una trentina di persone ancora in lotta contro il virus. Sale purtroppo a 85 il numero dei positivi nel territorio pontino: azzerarli è difficile perché, per ogni gruppo di guariti, spunta sempre un nuovo caso che si trascina dietro, con il passare dei giorni altri tre o quattro contagi. Si tratta di un numero molto significativo che, se confrontato con il dato di ieri, indica che purtroppo, nelle ultime 24 ore, non si è registrata neppure una guarigione.
I TIMORI TRA TERRACINA E FONDI
Sono ore di grande apprensione a Monte San Biagio dove si teme un nuovo focolaio simile a quello di Priverno. Ma la tempestività con cui è stata gestita la situazione sembra però aver scongiurato il peggio limitandolo a due soli contagi, il paziente residente a Terracina e il medico che lavora anche nella Capitale. Tutto ha avuto inizio tre giorni fa quando un operatore, residente a Roma e collegato al focolaio del San Raffaele, è risultato positivo al tampone. Immediata la corsa a isolare tutti: infermieri, pazienti, familiari e chiunque avesse avuto accesso alla struttura di via Appia. Il protocollo adottato, come da prassi, è stato quello di fare terra bruciata attorno al principio di focolaio. L'operatore positivo, conteggiato come già emerso nei giorni scorsi tra i casi della Capitale, è attualmente monitorato dalla Asl così come i suoi familiari. I controlli sono poi proseguiti tra i pazienti del centro dialisi di Monte San Biagio: ieri sono arrivati gli ultimi risultati dai quali, purtroppo, è spuntato fuori un secondo positivo (uno dei tre casi menzionati nel bollettino Asl di ieri). Il paziente residente a Terracina che, per il momento, è sotto controllo e sta bene.
LA DIALISI AI TEMPI DEL COVID
Le rigorosissime misure adottate nel centro dialisi di Monte San Biagio, alla luce di quanto avvenuto a Priverno ma, in linea generale come protocollo di routine in un periodo in cui il virus è tutt'altro che scomparso, hanno consentito di spegnere subito il focolaio. La prassi, non solo a Monte San Biagio ma anche nelle città limitrofe e in generale nelle strutture sanitarie, prevede infatti misurazioni della febbre, massimo distanziamento, separazione dei pazienti più a rischio ed igienizzazioni continue. Si evita persino di far bere e mangiare i pazienti durante la degenza per evitare che tolgano le mascherine all'interno dei centri dialisi. Un protocollo sembrato addirittura esagerato ad alcuni pazienti ma, evidentemente, le precauzioni non sono mai abbastanza con un nemico invisibile come il covid.
Barbara Savodini
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