«Con l'emergenza sanitaria il nostro lavoro non si è mai fermato racconta la presidente ma è stato necessario rimodularlo. Abbiamo dovuto interrompere i colloqui dal vivo e questo ha creato non poche difficoltà perché la presenza e il contatto è tutto per le donne che subiscono violenza. I colloqui si svolgono quindi telefonicamente o su skype e le vittime, impossibilitate ad uscire dalla propria abitazione, ci hanno contattate soprattutto con i messaggi ma anche attraverso la mail e perfino sui social. In alcuni casi sono state create delle chat di supporto nel caso in cui le vittime fossero impossibilitate a parlare. Ora contiamo, dal 18 maggio, di poter riprendere gli ascolti in presenza nello stesso modo di prima, con i dispositivi di protezione e le lastre in plexiglass che ci consegneranno a giorni».
Chiaro che la condizione di convivenza forzata non ha fatto che acuire situazioni di violenza domestica che altrimenti sarebbero rimaste latenti o sommerse. Ecco perché i numeri segnalati riguardano donne che non avevano mai chiesto aiuto prima e che mai si erano rivolte a un centro antiviolenza. La gran parte delle vittime ha segnalato abusi psicologici che hanno generato ansia e timori, ma molti sono stati anche gli episodi di vere e proprie aggressioni fisiche. Ma c'è un altro dato inquietante che emerge dai colloqui: «Insieme alla violenza domestica spiega Francesca Innocenti si aggrava anche l'indigenza. Molte delle persone che si sono rivolte a noi non avevano la fortuna di un lavoro sicuro e in questa situazione hanno perso un impiego magari precario oppure in nero. Ci siamo quindi rese disponibili anche a fornire un orientamento sui servizi attivati dai Comuni per garantire la sopravvivenza».
I nuovi contatti hanno reso inoltre evidente le criticità del sud pontino, dove non esiste nessun Centro. Il 30% delle richieste di aiuto proviene infatti proprio dai comuni di Terracina, Formia e Minturno. Un altro dato è poi relativo al fatto che nel corso della quarantena sono state vittime di violenza donne più mature, con un incremento di casi nella fascia di età compresa tra i 45 e i 65 anni. Il centro Lilith resta disponibile al numero 0773.664165 e al 347.7318149, quest'ultimo con una reperibilità h24. E' poi sempre possibile contattare il 1522 nazionale per essere indirizzate verso il centro antiviolenza più vicino al proprio comune o anche utilizzare in farmacia la frase in codice mascherina 1522 per denunciare gli abusi.
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