Coronavirus, sindaco di Fondi racconta i giorni più duri: blocchi e controlli un’arma vincente

Coronavirus, sindaco di Fondi racconta i giorni più duri: blocchi e controlli un’arma vincente
di Vittorio Buongiorno
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Venerdì 27 Marzo 2020, 12:54 - Ultimo aggiornamento: 14:15

«Siamo stati sfortunati, se non vi fosse stata quella cena con 30-40 persone non saremmo qui a parlare di Fondi». Beniamino Maschietto, 68 anni, è diventato sindaco il 28 febbraio scorso, quando il suo predecessore Salvatore De Meo è a Bruxelles, un attimo prima che esplodesse l’emergenza Coronavirus. «In queste settimane abbiamo lavorato giorno e notte, mi sembrano giornate di 35 ore tanto sono dense di cose da fare. Lo abbiamo fatto perché tutto questo fosse arginato, adesso possiamo cominciare a dirlo, questi primi risultati sono il risultato di un grande dispendio di energia messo in campo da tutti. Un grazie particolare va ai sanitari, che stanno mostrando una professionalità unica, ai medici di base, lo dico da medico, perché la loro collaborazione si sta rivelando essenziale. Sono, siamo, gli unici che in tempo reale possiamo arrivare a mettere in quarantena le famiglie dei positivi, i risultati si stanno vedendo. Il merito è di tutti».

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Parla senza fermarsi, tante le cose da dire. L’amarezza di vedere Fondi sempre sui giornali, «Me lo faccia dire, l’amarezza anche per certi titoli, anche vostri, non ce lo meritiamo. In questi 20 giorni ci è capitato di tutto». Il primo pensiero di Maschietto va alle persone che non ce l’hanno fatta, quattro concittadini. «Li conoscevo personalmente, ricordo i loro volti, i loro sorrisi». Ma sono tante le storie che gli scorrono davanti agli occhi. «Penso al il dializzato positivo, a come siamo riusciti grazie alla Croce Rossa a garantirgli le cure in sicurezza per lui e per gli altri, penso all’anziano novantenne a casa da solo perché il fratello che lo accudiva è stato ricoverato, penso all’assistenza che forniamo a coloro che sono isolati in quarantena. Tutto questo lo possiamo fare grazie alla collaborazione di tantissime associazioni a cominciare dalla Croce Rossa».
Ieri, per la prima volta a Fondi non ci sono stati contagiati. «Ma io vorrei far capire all’opinione pubblica che non sono importanti 40 o cento casi, noi siamo stati sfortunati, se il 18 febbraio quella persona non avesse fatto la spola con il Nord e se poi non avesse fatto vita comune con gli anziani del centro, noi non avremmo neppure un caso».
Il calo è merito della zona rossa?
«Merito di tutti i provvedimenti. Io non l’ho capito che differenza c’è tra Fondi, Roma o Milano, l’indicazione per tutti è di stare a casa».

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Però è servita.
«Essere stati attenzionati è un fatto positivo, i blocchi in entrata e in uscita sono stati un’arma vincente, il controllo attivo di tutte forze dell’ordine un bene per la città. Ma vorrei far capire che quando un decreto governativo viene varato a mezzanotte ed è attivo da mezzanotte e un minuto, come si fa ad essere pronti la mattina? E poi ci sono state tante incomprensioni nell’interpretazione, il Dpcm è stato giustamente riveduto, poi è arrivata l’ordinanza del 19, poi il chiarimento della Regione. Finalmente questa mattina (ieri, ndr) abbiamo fatto un incontro chiarificatore».
Ci spieghi.
«Noi abbiamo detto che fino al 5 c’è apertura solo per servizi essenziali, oltre alla sanità sono solo quelli che ruotano intorno al Mof, così la filiera è salvaguardata, il resto è chiuso. La Regione ha incluso banche, poste e tabaccai a condizione che aprano solo con personale di Fondi».
Chi invece lavora fuori Fondi?
«Se un dipendente di banca lavora in una filiale a Sperlonga non può andarci, se una cassiera va a lavorare in un supermercato di Terracina non può andarci. Da domani (oggi, ndr) non possono più farlo. Altrimenti sarebbero vani tutti i sacrifici che stiamo facendo».
Come sta reagendo la città?
«Da quando ci sono blocchi il rispetto delle direttive è maggiore, forse oggi (ieri, ndr) la pioggia ha aiutato ulteriormente, era giorno di pagamento delle pensioni».
La ricerca di positivi con le tac sperimentali? Come sta andando?
«Non sta dando i risultati sperati, ci vogliono due o tre giorni per sapere l’esito, così serve a poco, mi lascia perplesso, questa mattina ho letto che la società italiana di Radiologia avanza dubbi, dice che non è scientificamente attendibile. Per me servono più tamponi, ma è in corso anche la validazione scientifica sulla possibilità di usare la ricerca di anticorpi nel sangue con un prelievo, si ha la risposta in un’ora o due, perché più screening facciamo più positivi troviamo, ma non deve metterci paura, è una garanzia in più».
Ad oggi qual è il suo bilancio?
«Una grande esperienza umana, tutto viene per un fine. Chi ha avuto di più, deve dare di più. La mia famiglia ha avuto tanto, è giusto che restituisca tanto. Io sono ottimista per natura, vedo il lato positivo, spero, ho cercato e cerco di rasserenare i miei concittadini».

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