Chi aveva bisogno lo conoscevano già, ma da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus hanno imparato a rapportarsi con altri. Persone che mai avrebbero immaginato di vedere a chiedere un pacco viveri o un sostegno alla Croce Rossa. Sono i nuovi poveri, quelli messi in ginocchio dalle chiusure di attività e anche studi.
Lisa Coletto, delegata dell'area sociale della Croce rossa di Latina, coordina l'emergenza con le aassociazioni di protezione civile, è volontaria da 15 anni e ne ha viste di tutti i colori, ma non avrebbe mai immaginato questa evoluzione.
«Si sononaggiunte famiglie e nuclei monoparentali a chi già seguivamo - spiega - tanti che lavoravano in nero, ma soprattutto autonomi e numerosi professionisti. Parliamo di attività ferme da un mese e mezzo, anche due e molti al primo contatto si vergognano, spieghiamo cosa facciamo, poi andiamo a consegnare i pacchi».
Pasta, scatolame, olio, pomodoro, farina, zucchero. Un pacco tipo va bene per una famiglia di tre-quattro persone per una decina di giorni. Non è possibile consegnare merce fresca - a partire dalla carne - ma se l'emergenza andrà avanti non è da escludere che ci si organizzerà anche per questo.
Vedi anche >> coronavirus_latina_volontari_cri_croce_rossa_aiuto_spesa_cosa_fare-5133290.html
La sede di Latina pullula di volontari: chi smista la merce, chi prepara i pacchi, chi procede alle consegne. Alle emergenze in Croce rossa sono abituati, ai nuovi poveri ancora no.
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