Coronavirus, il virologo: «La pandemia durerà un anno: vaccino solo nel 2021»

Italo Tempera nel suo laboratorio a Filadelfia
di Monica Forlivesi
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Martedì 31 Marzo 2020, 15:42 - Ultimo aggiornamento: 1 Aprile, 01:03

Sarà un anno difficile, cambieranno le nostre abitudini, le nostre priorità, perché quando raggiungeremo il fatidico picco e i contagi da Covid-19 inizieranno a scendere non sarà finita. Ipotesi pessimistica? Assolutamente no, un dato di realtà che va affrontato. Ecco gli scenari possibili secondo Italo Tempera, scienziato di Latina che vive a Filadelfia da 14 anni, ricercatore della Temple University, dove insegna Medicina, e in procinto di trasferirsi - dal primo maggio - al Wistar Institute dove farà parte del gruppo di ricerca per l’espressione genica ed andrà ad ampliare il gruppo di virologia molecolare. Tempera si occupa di cure antivirali e potenziamento di farmaci chemioterapici.

COSA SUCCEDERA'
Cosa succederà nelle prossime settimane? «Penso che tra pochi giorni la situazione in Italia potrebbe migliorare, il numero di contagi dovrebbe iniziare a scendere. Per l’estate ci potrebbe essere una tregua e verso l’autunno il virus potrebbe tornare a circolare». Una quadro preoccupante. «La situazione lo è senza dubbio, ma dopo l’estate dovremmo aver messo in atto dei sistemi di contenimento del virus, e magari avere qualche farmaco in più per la cura dei malati e un test che ci dica chi è stato contagiato e ha sviluppato gli anticorpi e quindi è protetto, in sostanza il test immunologico. Ci sono diversi istituti di ricerca che ci stanno lavorando, speriamo siano pronti in tempi brevi».
Chi ha sviluppato gli anticorpi potrebbe riprendere una vita attenta ma normale e ritornare sul posto di lavoro. «Certo, pensi quanto sarebbe importante per tutti ma soprattutto per medici, infermieri, tutto il personale sanitario, chi è protetto a quel punto non sarebbe forzato a stare a casa e si potrebbero avere dei lavoratori per mantenere i servizi essenziali».

Lo scienziato di Latina Italo Tempera: «Ogni giorno a casa, è un giorno sottratto al virus per diffondersi»

IL VACCINO
Il vero traguardo però è il vaccino. «Assolutamente, ma il vaccino, se ci sarà, sarà disponibile forse per il 2021. Non prima. Questa è la mia opinione basata su quello che sappiamo degli altri coronavirus e sui modelli, e sempre che al Sud non ci siano focolai». Non è detto infatti che il vaccino si trovi. «No, ma qualcosa mi sento di dire che si troverà, e anche se fosse efficace solo al 50% io mi sentirei decisamente più tranquillo, ammalarsi in forme meno aggressive sarebbe un enorme passo in avanti. Perché come stiamo vedendo il vero grosso problema è il sistema sanitario che viene portato da una pandemia di questa portata al collasso».
Crede alle ipotesi di complotto di cui si è parlato tanto in questi mesi? «No. Credo però che la Cina abbia una grossa responsabilità. I primi casi positivi sembra si siano verificati a dicembre, i medici cinesi a Wuhan hanno avvertito, hanno parlato di sintomi simili alla Sars». Sarebbe cambiato molto se avessero tempestivamente informato l’Oms? «Molto probabilmente in quel momento il virus ancora non si era adattato a passare da uomo a uomo, era in una fase in cui c’erano pochissimi casi. Sarebbe stato estremamente più facile da contenere rispetto a quello che poi è successo».
 



LA CINA E LE RESPONSABILITA'
I medici cinesi non hanno negato, ma il governo ha sminuito. «Quando la Cina ha informato l’Oms oramai la situazione non era più gestibile; da lì è iniziata una catena di errori tra cui quello italiano di sminuire. Non si può parlare di influenza da Coronavirus, si deve parlare di quello che è realmente: un virus che stiamo studiando dal punto di vista biologico ora, del quale conosciamo poco e che presenta diverse caratteristiche direi “particolari”, è riuscito a fare il passaggio da animale selvatico a uomo, e questo capita ma non così di frequente, ed è riuscito ad essere efficientissimo nel contagio da uomo a uomo. Non solo, di solito un virus colpisce o le basse vie aeree o quelle alte, questo entrambe e soprattutto è subdolo, quando dà sintomi è già stato contagioso per giorni, ecco perché è così infettivo, così drammaticamente contagioso. Insomma non si può parlare di influenza sminuendo il pericolo e creando una falsa sensazione di normalità nella popolazione».

COME COMBATTERE IL VIRUS
Le armi che abbiamo per combatterlo? «Allo stato attuale possiamo solo cercare di diminuire il contagio». Quindi stare a casa, lavarsi le mani, quando è inevitabile uscire mantenere la distanza? «Sì, possibilmente il metro è meglio se è abbondante, e un consiglio molto pratico, io l’ho appena fatto: disinfettate le cose che arrivano da fuori casa, io l’ho appena fatto con la spesa, utilizzando delle salviette disinfettanti. La cautela ci aiuterà ad uscirne prima».
Lei torna spesso a Latina, dalla sua famiglia e dagli amici, quest’anno? «Temo proprio di no, l’ultimo posto in cui vorrei essere in questo momento è un aereo. Ma se ci impegneremo tutti, davvero tutti, tra qualche mese torneremo alle nostre vite. E io tornerò a Latina».

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