Coronavirus, dopo la chiusura il grido d'allarme delle discoteche: «Colpo mortale»

Coronavirus, dopo la chiusura il grido d'allarme delle discoteche: «Colpo mortale»
di Francesca Balestrieri
4 Minuti di Lettura
Martedì 18 Agosto 2020, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 17:44

Sono due i provvedimenti adottati dal Governo italiano per cercare di arginare i contagi da Coronavirus che sono tornati a salire, in particolare nel Lazio, in Veneto e Lombardia: discoteche chiuse almeno fino al 7 settembre e mascherina obbligatoria anche all'aperto dopo le ore 18 e fino alle 6 del mattino. Un provvedimento firmato dal Ministro della Salute Roberto Speranza che colpisce soprattutto i locali da ballo al chiuso e all'aperto e dunque anche i tanti stabilimenti che in questo periodo organizzano serate anche danzanti.

Secondo il Silb, il sindacato dei locali da ballo «Il provvedimento mette a rischio oltre 4 miliardi di euro di fatturato» e potrebbe far aumentare i locali abusivi. Inoltre non sono previste eventuali deroghe delle regioni. Sui locali abusivi il presidente del Silb della provincia di Latina e del Lazio, Virginio Moro ha le idee chiare: «Sono in tutto 7 le discoteche presenti sul territorio provinciale, e di queste hanno riaperto in due, ma solo per due serate, tutti gli altri locali non hanno le autorizzazioni per svolgere intrattenimento danzante e questo è un duro colpo per la nostra categoria, additata come quella che sta favorendo i contagi, non è così. Anzi. La maggior parte di noi non ha proprio riaperto, anche con senso di responsabilità verso la popolazione, nonostante la grave crisi economica che abbiamo vissuto spiega Moro ci ritroviamo però a fare i conti con ristoranti, bar, chioschi e alberghi che pur non avendo le licenze, svolgono serate di intrattenimento danzante, le famose cene spettacolo, che altro non sono che discoteche non autorizzate. Allora mi chiedo: dove sono i controlli? Dobbiamo sempre essere noi i cosiddetti cattivi e denunciare? Non credo sia questo il modo», è l'amara considerazione.

Vedi anche > Virus e discoteche, Crisanti: «Lo stop un atto coraggioso e coerente»

Con questo provvedimento dunque, si rischia di aumentare l'abusivismo: «Ne abbiamo avuto la prova con qualche locale chiuso perché, pur essendo un pub o un ristorante, ha svolto serate danzanti, in barba alle autorizzazioni e a tutto quello che noi paghiamo per essere in regola. Allora mi domando, perché un ragazzo dovrebbe pagare l'ingresso in discoteca, quando può entrare in uno stabilimento e in una villa con un prezzo molto più basso? E il Covid secondo Moro ha aumentato questi casi di abusivismo».
Basta guardare i numeri: in poco meno di 5 anni le discoteche in Italia sono diminuite in gran numero: «Siamo passati da 11 mila a 2200. Questo dovrebbe far riflettere». La chiusura delle discoteche va a colpire ovviamente anche tutti i lavoratori: «Dopo il lockdown sono pochissime le discoteche che hanno riaperto - spiega il dj pontino Massimo Marino, molto conosciuto anche nella zona capitolina - quindi ho fatto pochissime serate, nella maggior parte aperitivi in locali in cui si poteva ballare, nel rispetto rigido delle regole. Quindi questa chiusura cambierà poco, ma il provvedimento colpisce tutti i locali che hanno formula del dancefloor, anche chi queste regole, magari con locali grandi e all'aperto, le ha rispettate. Probabilmente era necessario un maggiore controllo su chi non ha rispettato le prescrizioni e dunque ha messo in pericolo la comunità. Quindi da un lato la sicurezza ed è giusto, ma dall'altro il provvedimento è stato forse troppo semplice».
«Una grande occasione mancata per dare regole certe al mondo della notte - spiega il dj Angelo Giliberti - forse non tutti sanno che le persone che lavorano in questo ambito sono tantissime e per loro è un durissimo colpo che arriva in un momento di crisi già difficile. Questo provvedimento lo configuro come l'atteggiamento che si era adottato nel lockdown contro i runners. Ora sono le discoteche a sembrare la causa di tutto, ma non è cosi». «Probabilmente non bisognava aprire i locali con intrattenimento danzante in questa estate aspettando di trovare un rimedio alla pandemia - dice il dj Alessio Campanelli di Latina - ora ci troviamo di nuovo chiusi senza sapere quale sarà il nostro futuro e se prima il settore era in crisi, ora è stato dato il colpo finale». «L'ordinanza mi fa tristezza - dice il dj pontino Leandro Da Silva - tanta gente che non può più lavorare e che perde soldi. Un mio pensiero va a tutti i miei amici gestori di locali, pr, dj e vocalists. Alcuni locali non hanno rispettato le regole? Andavano chiusi quei locali specifici. Questa decisione è ridicola».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA