L'indagine condotta dalla Digos che ha portato alla luce un sistema per favorire l'immigrazione clandestina con richieste di denaro, falsi documenti e corruzione, è partita tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018 dall'Ufficio anagrafe del Comune di Latina. A destare sospetti un nominativo ricorrente quale locatario o delegato alla registrazione di contratti di affitto fittizi, ben 48 in pochi mesi. I controlli hanno consentito di appurare che spesso i medesimi immobili erano affittati a più persone contemporaneamente; che a volte i riferimenti catastali degli immobili erano inesistenti e che in più di un'occasione il presunto affittuario non dimorava presso l'abitazione dichiarata; poi la conferma da una conversazione, ascoltata per caso dalla quale è emerso che quella persona guadagnava con non meglio precisati contratti per conto di soggetti di nazionalità indiana. Ed è proprio uno straniero che ha consentito di ricostruire il meccanismo utilizzato anche attraverso decine di intercettazioni telefoniche che inchiodano gli indagati.
«Gli elementi raccolti - scrive il gip Mario La Rosa nell'ordinanza - hanno consentito di tratteggiare un quadro piuttosto allarmante, che vede in Kumar Munish un soggetto dedito in via esclusiva a favorire l'ingresso o la permanenza illegale di suoi connazionali sul territorio dello Stato italiano». In una conversazione telefonica parlando con un connazionale Munish dice: «Tu puoi andare a Lavinio, Roma e tutte queste zone e nessuno ti dirà mai che Anil fa il lavoro fatto male; io non ho altri lavori. Per campare, io faccio solo questo lavoro, tutti i giorni faccio questo lavoro, per questo faccio bene il lavoro e se io lavorassi male, nessuno mi darebbe più lavoro».
Fondamentale anche il ruolo di Danilo Nigro, detto il pelato, che, «nonostante la pendenza di un procedimento penale a suo carico per fatti analoghi tanto da essere stato assegnato ad altro settore, ha continuato a delinquere avvalendosi delle sue conoscenze all'interno dell'amministrazione pubblica e delle competenze della moglie che risulta alle dipendenze di un'agenzia che fornisce attività di consulenza, assistenza e servizi a stranieri, il cui titolare è il padre dell'indagato, ma che è di fatto è gestita da lei».
In una conversazione con un altro straniero Kumar dice: «Ti do una bella notizia, la tua pratica è ok, il pelato ha mandato un messaggio, scrivendo di aver fatto riaprire la tua pratica». L'altro gli risponde: «Ma cosa c'ha fatto riaprire lui? Io ho rifatto la delega ieri a sua moglie che nemmeno è entrata una volta in Prefettura; sono andato io lunedì in Prefettura». E ancora Kumar: «Io per la tua pratica con lui ho pattuito per 600 euro». L'interlocutore risponde: «Va bene, io alla donna e a lui devo dare un totale di 600 euro». Kumar dice: «Sì con 600 euro, io gli ho detto che ti farà la pratica, che lui all'inizio ha detto no perché 500 vuole lui e 300 euro... io poi l'ho interrotto e gli ho detto lascia perdere che ti ho già dato 1000 euro prima, fai con questa somma e lui mi ha detto ok». Questa mattina l'interrogatorio da parte del gip dei tre arrestati, assistiti dagli avvocati Amleto Coronella e Francesco Vasaturo.
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