Carturan, trenta anni in politica e una fine ingloriosa tra partiti cambiati e dimissioni annunciate

Carturan, trenta anni in politica e una fine ingloriosa tra partiti cambiati e dimissioni annunciate
di Giovanni Del Giaccio
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Domenica 31 Gennaio 2021, 09:30

È sempre stato un tipo da prendere o lasciare, Mauro Carturan. La politica come passione, medico di professione, imprenditore dalle alterne vicende. Di recente aveva festeggiato 30 anni proprio di attività politica, traguardo che lo ha visto svariare su diversi fronti e attraversare l’intero arco costituzionale, prima di finire contro una mozione di sfiducia. Ingloriosamente. A meno che non decida - e con lui non si può mai sapere - di essere anche della prossima partita a Cisterna. Solo che a forza di annunciare dimissioni, minacciarle, ritirarle, chiederle, azzerare giunte, stavolta a casa hanno mandato lui. Gli inizi alla Coldiretti, quindi la Democrazia cristiana, la prima scelta fuori dalle righe a dicembre del ‘99 quando da sindaco del Ppi si autosospende «devo fare il medico». Torna in Comune a gennaio e annuncia «se va avanti così, a fine giugno mi dimetto». Il problema? Lo stallo nelle gare. Corsi e ricorsi storici, anche nell’ultima esperienza si è spesso lamentato di questo.

È il 3 aprile dello stesso anno quando minaccia di nuovo le dimissioni - che non darà- mentre il 10 gennaio dell’anno successivo nomina un ex di Alleanza nazionale - Luciano Chiarucci - assessore alla trasparenza e i Ds lasciano la maggioranza. L’1 febbraio è lui ad andarsene dal Ppi, c’è il rapporto di amore-odio con Domenico Capitani che però “dimissionerà” il 25 marzo. A luglio dello stesso anno, invece, c’è una raccolta firme per sfiduciarlo e lui sfida: «se serve, la sedicesima è la mia». Non se ne farà nulla.
È passato all’Udc, è anche consigliere proviciale e trova il tempo - il 20 luglio 2004 - di far affiggere manifesti al vetriolo contro Michele Forte, senatore e segretario del partito che aveva chiesto la sua “cacciata”. Il 10 maggio del 2005 azzera la giunta, fino a gennaio. A marzo del 2007 chiede e ottiene le dimissioni dei vertici della Cisterna ambiente, il 14 febbraio dell’anno dopo dirà che non si dimetterà di fronte alle richieste che arrivano in tal senso. A ottobre si dimette davvero, ma da... Claudio Fazzone, segretario provinciale di Forza Italia. Diventa presidente del consiglio comunale con Antonello Merolla sindaco e si dimette - aprendo la crisi di maggioranza - il 15 ottobre 2011. Si ricandida sindaco nel 2014, dice che non farà il consigliere se perde ma poi resta, non prima di aver lasciato la Provincia dove era stato eletto con la Lista Cusani, stavolta. Torna sindaco nel 2018, a ottobre minaccia l’addio. L’1 aprile 2019 trova il modo di fare un pesce d’aprile sulle dimissioni, mentre il 5 dice «per 10 giorni non vado in Comune». Il 24 giugno ritira le deleghe, l’11 gennaio 2020 annuncia le dimissioni, il 20 luglio «vado via». Il resto è storia recente. La telenovela è finita. O forse no.
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