L’indagine ha avuto avvio dopo che gli addetti all’Ufficio Licenze del Commissariato di Polizia di Stato di Cisterna si sono insospettiti allorché un cacciatore, in occasione di rinnovo del porto d’armi, ha prodotto una busta contenente certificazione ancora sigillata; una volta aperto il plico il personale faceva osservare che il medico non aveva apposto la necessaria dicitura «certificato redatto all’interno di struttura militare».
Il cacciatore, secondo la ricostruzione della Polizia, riferiva quindi di non aver nemmeno visto il certificato, di non esser mai stato in alcuna struttura militare e, infine, di non essere mai stato visitato da alcun medico. Aggiungeva inoltre che la documentazione gli era stata fornita dal responsabile dell’associazione venatoria.
Le indagini hanno quindi svelato un collaudato ed esteso meccanismo fraudolento, con decine di casi analoghi a quello dal quale è partita l’indagine distribuiti su Cisterna, Cori, Aprilia, Velletri ed Albano.
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