I fanghi radioattivi della centrale nucleare di Latina trattati e rinchiusi in 70 barili

I fanghi radioattivi della centrale nucleare di Latina trattati e rinchiusi in 70 barili
di Marco Cusumano
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Mercoledì 18 Maggio 2022, 18:20 - Ultimo aggiornamento: 18:48

I fanghi radioattivi della centrale nucelare di Latina sono stati isolati, trattati e rinchiusi nel deposito temporaneo di borgo Sabotino. "Sogin", la società pubblica che si occupa della dismissione di tutti gli impianti italiani, ha terminato le operazioni di estrazione e condizionamento dei fanghi radioattivi. Un progetto ultimato grazie all'impianto "Leco" (Latina Estrazione Condizionamento) che è stato appositamente progettato e realizzato da Sogin per estrarre e condizionare in matrice cementizia circa 15 metri cubi di fanghi radioattivi che erano stoccati in un serbatoio interrato in acciaio inox.

Questi fanghi - spiegano dalla Sogin - erano stati prodotti dai sistemi di trattamento degli effluenti liquidi radioattivi quando la centrale pontina era in esercizio. Le operazioni di estrazione, trasferimento e condizionamento in matrice cementizia dei fanghi radioattivi, iniziate il 24 novembre scorso e concluse nei tempi programmati, sono state svolte dai tecnici di Sogin in maniera remotizzata attraverso una sala controllo dedicata. 

I circa 70 barili prodotti dall’attività di estrazione e condizionamento di questi fanghi sono stati trasferiti nel deposito temporaneo della centrale, in vista del loro successivo trasferimento al deposito nazionale quando sarà disponibile.

Difficile, se non impossibile, fare previsione sui tempi necessari per arrivare a un deposito nazionale, visto che non è stata neppure individuata l'area sulla quale sarà realizzato. 

Quando le operazioni della Sogin saranno terminate, l’edificio di estrazione dell’impianto "Leco" e il serbatoio interrato saranno bonificati e demoliti. L’impianto di condizionamento sarà invece utilizzato per condizionare i rifiuti radioattivi che saranno prodotti nella fase due di disattivazione della centrale, che sarà avviata con la disponibilità del Deposito Nazionale, per poi essere anch’esso demolito.

«Questa soluzione ingegneristica - spiegano i vertici della Sogin - ha garantito la massima sicurezza nello svolgimento dei lavori e di ridurre al minimo la quantità di rifiuti radioattivi prodotti nel rispetto della strategia di economia circolare di Sogin, senza produrre alcun impatto sull’ambiente».

Complessivamente, lo smantellamento della centrale di Latina produrrà circa 320 mila tonnellate di materiali. Di queste, saranno inviate a recupero 297 mila tonnellate (il 93%), per la maggior parte composte da metalli e calcestruzzo.

Il sindaco Damiano Coletta, presente alla conferenza stampa, ha ringraziato Sogin per i progressi nelle operazioni di decommissioning ricordando anche l'impegno della società per realizzare il nuovo ponte Mascarello, chiuso da anni.

I lavori sono stati illustrati da Romina Quintiliani, responsabile della Sogin, e dall’operation manager Agostino Rivieccio.

LA PRIMA CENTRALE NUCLEARE ITALIANA

La centrale nucleare di Latina è stata la prima a essere realizzata in Italia e appartiene alla prima generazione di impianti nucleari, con un reattore a gas grafite, GCR-Magnox. Costruita dall’Eni all’inizio del 1958, dopo appena 5 anni, nel1963, ha iniziato a produrre energia, con una potenza elettrica di 210 MWe che l’ha resa, all’epoca dell’entrata in esercizio, la centrale nucleare più grande d’Europa. È stata fermata nel 1987, all’indomani del referendum. Nella sua vita ha prodotto complessivamente 26 miliardi di kWh di energia elettrica. Nel novembre 1999 Sogin è divenuta proprietaria del sito con il compito di portare a termine il decommissioning della centrale.

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