Caporalato in agricoltura, arrestato imprenditore di Terracina/Le foto

Caporalato in agricoltura, arrestato imprenditore di Terracina/Le foto
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Sabato 11 Agosto 2018, 12:17 - Ultimo aggiornamento: 12:31

Un imprenditore di Terracina è stato arrestato e posto ai domiciliari con l'accusa di sfruttamento del lavoro nell'ambito di controlli della Polizia di Stato per il  contrasto del caporalato in agricoltura. L'uomo, Massimiliano Cimaroli, 41 anni, è  titolare di una ditta individuale nella quale ha impiegato manodopera in condizioni degradanti e in stato di bisogno. Nell’ambito della stessa operazione gli agenti del commissariato di Terracina hanno  denunciato in stato di libertà due persone,  di 28 e 58 anni, entrambe di origini indiane, per avere agito in concorso con l’imprenditore agricolo svolgendo incarichi di sorveglianza e controllo delle persone sfruttate.

Dopo giorni di appostamenti, durante i quali gli agenti della squadra Anticrimine avevano documentato le attività lavorative all’interno dell’azienda, ieri con diverse unità operative, alcune delle quali con auto e abiti civili di copertura, circondavano l’area e davano inizio al blitz. Alcuni Agenti, travestiti con abiti da bracciante agricolo, procedevano a piedi all’interno dell’appezzamento di terra sino a giungere ad una distanza minima che consentiva di scorgere i braccianti  con la totale mancanza dei dispositivi minimi di sicurezza, tant’è che alcuni di essi erano completamente scalzi e doloranti sulla terra cocente.

Tra i braccianti, tutti stranieri di origine indiana, ultimate le procedure di identificazione, la maggiori parte è risultata clandestina sul territorio nazionale. Era presente anche l’imprenditore, che risiede all’interno di una lussuosa Villa sede dell’Azienda stessa. Venivano inoltre individuati altri due soggetti che si trovavano nell’area interessata dal raccolto, gli stessi, come appurato dalle indagini, svolgevano funzioni di controllo e sorveglianza dei braccianti sfruttati.

La copiosa documentazione acquisita e le risultanze delle indagini evidenziavano che i braccianti agricoli erano sottoposti alla reiterata violazione dell’orario di lavoro, dei riposi, delle ferie e dei congedi per malattia. Gli stessi percepivano una retribuzione non conforme che nella migliore delle ipotesi è risultata più che dimezzata. L’unico dei braccianti, dotato di un contratto di lavoro, percepiva in busta paga meno di un terzo di quanto effettivamente avesse lavorato.


I braccianti agricoli erano costretti a mangiare un fugace pasto all’interno di una stalla/mangiatoia ove si trovavano accatastati agenti chimici e fitosanitari. 

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