Calcio e affari: i «non so» dei prestanome di Maietta

Calcio e affari: i «non so» dei prestanome di Maietta
di Giovanni Del Giaccio
2 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Aprile 2018, 12:40 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 12:43
 «Non lo so. Io di queste cose non me ne sono mai occupato...»
I verbali delle testimonianze sono pieni di soci, amministratori e procuratori speciali che agivano per conto di Pasquale Maietta e della sua holding di società - italiane e svizzere - utilizzate per distrarre fondi, evadere tasse, riciclare denaro, acquistare immobili e auto di lusso.
All'inizio dell'inchiesta - sfociata con gli arresti di dieci giorni fa nell'operazione Arpalo- il quadro per gli investigatori della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza era già delineato. All'inizio dell'estate 2015 veniva convocato per avere spiegazioni chi era stato amministratore o aveva detenuto quote nelle società che facevano capo all'allora deputato di Fratelli d'Italia. Qualcuno ammetteva di essere stato indicato da lui, altri di aver risposto sì a una sua richiesta ma che dei movimenti delle società non sapevano assolutamente nulla.
Prendiamo ad esempio la Arcobaleno Italia che aveva una sua corrispondente svizzera - la Arcobaleno Holding - e si occupava di immobili e gestione degli stessi. I soci sono moglie e marito, l'uomo risulta indagato, a curare la costituzione è stato Pietro Palombi, dipendente dello studio Maietta, finito nei giorni in carcere nell'ambito dell'operazione Arpalo. I coniugi, secondo la polizia giudiziaria, sono «prestanome di Maietta». Se ne avrà conferma nel corso della verbalizzazione delle loro testimonianze, oltre che dal fatto che tutte le operazioni finanziarie della società sono delegate a Paola Neroni, dipendente dello studio e finita di recente ai domiciliari.
L'EVIDENZA NEGATA
Nell'approfondire i movimenti, il personale di Polizia e Finanza ma anche i sostituti procuratori Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro, ascoltano come testimoni i titolari delle quote. I quali ammettono di avere quelle partecipazioni, ma confermano di essere semplicemente delle teste di legno. Proprio il verbale di Gianni Zampieri, titolare del 50% delle quote dell'Arcobaleno dimostra che non sapeva nulla o che - visto che c'erano stati precedenti interrogatori - gli era stato detto di negare l'evidenza.
«A fronte di alcune specifiche domande rivoltegli non ha saputo, o voluto, dare plausibili risposte» - scrivono gli investigatori. Nega, per esempio, di avere partecipazioni in società, quando gli chiedono l'oggetto sociale della Arcobaleno replica «di queste cose non mi sono mai occupato». C'è di più, nonostante conoscesse Paola Neroni per ragioni legata alla sua attività presso lo studio di commercialista di Maietta, afferma «non so chi era, né chi è attualmente l'amministratore dell'Arcobaleno srl». Invece era proprio la Neroni. Infine risponde «non so niente e non sono mai stato in banca» quando gli chiedono dei movimenti finanziari. Tutto a sua insaputa, evidentemente, tanto pensava a tutto Maietta.
 © RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA