Borgo Montello, i parenti di Schiavone hanno venduto altri terreni limitrofi alla discarica

Borgo Montello, i parenti di Schiavone hanno venduto altri terreni limitrofi alla discarica
di Vittorio Buongiorno
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Lunedì 3 Febbraio 2020, 18:00
La compravendita dei terreni di proprietà dei parenti degli Schiavone, limitrofi alla discarica di Borgo Montello, continua. Lo ha verificato l’assessorato Ambiente del Comune di Latina alla vigilia della conferenza di servizi che si terrà mercoledì in Regione che dovrà decidere se consentire l’abbancamento nella discarica di Ecoambiente - formalmente esaurita da oltre un anno - di ulteriori 38 mila tonnellate di rifiuti. «Ho chiesto agli uffici - spiega l’assessore Roberto Lessio - una serie di visure catastali storiche su una ventina di particelle, delle 50 totali che interessano l’area della discarica. Lo avevamo già fatto in passato e volevamo vedere se qualcosa fosse cambiato dopo la relazione della commissione bicamerale di inchiesta (del 20 dicembre 2017) a cominciare dalla particella 57 del foglio 21, ovvero lì dove abitavano Michele Coppola e la moglie Pierina Gagliardi, ancora oggi intestata a Antonio Schiavone cugino di Sandokan (il boss di camorra) che dà accesso ai terreni comprati nell’89 alcuni dei quali rivenduti a Indeco nel 2009».

«Tra le particelle oggetto di interesse da parte del Comune ce ne sono alcune che nelle precedenti visure erano ancora intestate a Pierina Gagliardi, moglie di Michele Coppola. Sono particelle - spiega Lessio - adiacenti a terreni “cerroniani”. Bene, è emerso che sono state vendute l’anno scorso ad un avvocato di Nola e che l’atto è stato registrato presso un notaio di Sezze. Sono terreni agricoli, si tratta di vigneti, bosco, seminativi, uno dei quali potrebbe essere interessato da ulteriori ampliamenti della discarica».

E qui il discorso si sposta sulla cosiddetta delibera degli “alberelli” approvata nel 2012 che doveva servire a confinare l’area della discarica con una barriera arborea. «Quella barriera - racconta Lessio - finì per delimitare un’area ben più vasta dei 50 ettari dei vecchi invasi, da S0 a S8 per intenderci, la cintura verde doveva delimitare solo quelli ma finì per racchiudere un’area molto più vasta includendo anche terreni ai lati dell’invaso S8, perfino quelli prenotati ma non acquistati da Ecomabiente da un altro privato. Grazie a un’ulteriore variante si arrivò a “recintare” addirittura 120 ettari».

Insomma, sostiene Lessio che da quel momento l’area della discarica aveva spazio per continuare a espandersi, «finendo per avallare affari fatti 20 anni prima dai casalesi, includendo anche una dozzina di ettari in mano a Cerroni, oltre a quelli acquistati da De Pierro e affittati da Ecoambiente e oggi gestiti dall’Agenzia dei beni confiscati in attesa che si definisca il procedimento davanti alla Cassazione di quei terreni su cui è stato chiesto l’ampliamento grazie al rinnovo del contratto di affitto».

E’ per questo che oggi l’assessore Lessio consegnerà al sindaco Damiano Coletta e al presidente del Consiglio comunale Massimiliano Colazingari le verifiche effettuate dagli uffici con una lettera in cui chiederà come sia possibile dopo tutto quello che è emerso in questi anni, dopo che le due discariche di Montello sono arrivate alla fine del loro ciclo di vita, vi sia qualcuno che ancora continua a comprare terreni intestati a parenti incensurati di un boss di camorra e per questo mai finiti tra quelli sequestrati al clan di “Sandokan”. E’ un invito alla riflessione alla vigilia della conferenza di servizi che deciderà sulla riapertura della discarica su cui anche l’Arpa Lazio - per motivi ovviamente ambientali - si è espressa negativamente nell’ultima seduta. «Vorremmo - commenta Lessio - che si riflettesse sul fatto che nessuno sembra essersi accorto che la criminalità organizzata negli ultimi 40 anni ha acquistato, affittato e rivenduto terreni usati per gli invasi, né che nessuno si sia posto il problema».
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