«Tali forme di espressione del pensiero - spiegano gli avvocati - lungi dall’essere esercizio legittimo del diritto di critica, integrano il reato di diffamazione previsto e punito dall’art. 595 comma terzo del codice penale, che punisce ogni “offesa recata col mezzo della stampa o qualsiasi altro mezzo di pubblicità…” con la pena della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a euro 516; rientrano, quindi, nella previsione della norma anche altre forme di offesa come quelle realizzate attraverso Internet o altri mezzi di comunicazione». E siccome «la difesa costituisce un diritto inviolabile, garantito dalla Costituzione e dalle Convenzioni Internazionali sui diritti dell’uomo, a tutela dei diritti dei cittadini e la presenza del difensore e’ garanzia indeclinabile di rispetto delle regole tecniche processuali all’interno del giusto processo regolato dalla legge». Quindi «ogni offesa diretta a chi esercita, doverosamente, il diritto di difesa degli indagati si pone in netto contrasto con un diritto irrinunciabile di ogni Ordinamento civile, al quale gli stessi autori delle diffamazioni o delle minacce potrebbero dover -legittimamente- ricorrere».
Una sorta di altolà agli utenti dei social network, «spesso ignari delle conseguenze che l’apposizione di commenti o post irresponsabilmente e superficialmente inseriti potrebbero comportare, sulle sanzioni penali cui si espongono, oltre che sul rischio di imbarbarimento sociale che la non meditata espressione del proprio pensiero determina nella collettività».
Per questo l'Ordine forense ha deciso di promuovere «iniziative volte a divulgare l’importanza e la essenzialità del diritto di difesa nel rispetto dei principi costituzionali ad esso connessi, con particolare attenzione alla necessaria e doverosa attività difensiva dell’Avvocato». Verranno anche promossi «appositi incontri pubblici sulle conseguenze e sui rischi cui si espone chiunque manifesti espressioni diffamatorie attraverso internet o altri mezzi di comunicazione». Inoltre l'Ordin e si riserva di avviare «ogni iniziativa a tutela della onorabilità della categoria in tutte le competenti sedi giudiziarie».
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