Latina, la morte di Arianna Briasco, alla sbarra tre spacciatori. I genitori parte civile

Arianna Briasco
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Mercoledì 15 Gennaio 2020, 11:49
Prime testimonianze in aula ieri mattina nel processo a carico delle tre persone accusate di cessione di sostanze stupefacenti in relazione alla morte di Arianna Briasco, la ragazza 16enne di Latina deceduta in seguito ad una overdose il 24 luglio 2015. Sul banco degli imputati ci sono Davide Calenzo, Alexander Zakharchenko e Lorenzo Rossi individuati dalla Procura della Repubblica di Latina come i pusher che avrebbero ceduto alla giovane dosi di eroina rivelatesi fatali.

Nell'udienza di ieri mattina davanti al primo collegio penale presieduto da Francesco Valentini c'erano anche i genitori di Arianna, che si sono costituiti parte civile nel procedimento attraverso gli avvocati Luca Giudetti e Francesco Pio Porta. A raccontare quanto accaduto quel giorno il vice commissario della Questura di Latina Elio Beneduce che era intervenuto nell'abitazione su richiesta del padre di Arianna che nel frattempo aveva rotto il vetro di una finestra per entrare nella stanza dove si trovava la figlia che non rispondeva. Per lei purtroppo non c'era più nulla da fare. Nella prossima udienza, fissata per il 5 giugno si proseguirà con i testi del pubblico ministero Daria Monsurrò: saranno infatti ascoltati entrambi i genitori di Arianna, Piero Briasco e Barbara Votta e poi a seguire i carabinieri del Nas che avevano effettuato una serie di controlli nella comunità terapeutica di Fabriano, in provincia di Ancona, alla quale era stata affidata la 16enne ma dove, secondo quanto riferito dai genitori e da altri testimoni, avrebbe iniziato ad assumere eroina della quale prima di allora non aveva mai fatto uso.

E' stata disposta l'acquisizione dei tabulati telefonici del cellulare di Arianna per verificare le chiamate in entrata e in uscita e ricostruire i contatti con chi le forniva la droga, anche quella che poi si è rivelata letale. Sulla morte della ragazza è stata anche aperta un'inchiesta dalla Procura di Ancona che intendeva archiviare il procedimento ma i genitori si sono opposti chiedendo ulteriori indagini.
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