Abuso d'ufficio e minacce, prosciolto l'ex sindaco di Ponza Piero Vigorelli

La recinzione fatta rimuovere nel 2016 dall'allora sindaco Vigorelli
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Mercoledì 31 Ottobre 2018, 17:03
Era accusato di abuso d'ufficio e minaccia aggravata ma nei suoi confronti il giudice delle indagini preliminari ha stabilito il «non luogo a procedere» nei confronti di Piero Vigorelli, all'epoca dei fatti - giugno 2016 - sindaco di Ponza.

Secondo il Gip del Tribunale di Cassino, Salvatore Scalera «Il fatto non sussiste. L’istruttoria dibattimentale non potrebbe aggiungere alcunché circa l’assoluta inconsistenza della piattaforma probatoria». L'ex sindaco parla di «una vicenda che ha del grottesco e che era stata sfruttata a dovere, per loschi fini politici, nella campagna elettorale del giugno 2017».

Nel giugno 2016, un ponzese emigrato in Puglia - Giuseppe Di Stefano - aveva recintato la sua proprietà con un filo di ferro sostenuto da quei pali, all'incrocio della strada che conduce al poliambulatorio dell'isola. «Non ci voleva uno scienziato - dice Vigorelli - per capire che quel filo di ferro posto ad altezza d’uomo, invisibile di giorno e ancor  più di notte, costituiva un pericolo reale» Il sindaco lo aveva contattato telefonicamente chiedendogli di far provvedere alla rimozione della  recinzione abusiva, cosa che lui non aveva intenzione di fare. Così la  Polizia locale aveva eliminato i paletti piantati ma Di Stefano si era recato dai Carabinieri di Bari per presentare la denuncia.

Secondo il gip «la decisione del sindaco di abbattere la recinzione apposta dalla parte civile non appare contenere alcun profilo di illegittimità, essendo stata adottata nel rispetto dei requisiti di contingibilità e urgenza, per tutelare l’interesse pubblico superiore della sicurezza della circolazione stradale ed incolumità delle persone» mentre rispetto alle presunte minacce telefoniche «da un attento esame delle dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti e dalla persona offesa, non è possibile ravvisare la penale responsabilità dell’imputato proprio perché, pur a volere riscontrare positivamente le frasi riportate in denuncia, non si riviene in alcun modo la prospettazione di un male ingiusto» 
 
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