«A tavola nella terra del mito». Viaggio gastronomico nelle città arcaiche dell'Agro pontino

«A tavola nella terra del mito». Viaggio gastronomico nelle città arcaiche dell'Agro pontino
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Giovedì 21 Dicembre 2017, 20:15
 Un viaggio enogastronomico nei territori delle città arcaiche dell’Agro Pontino. Appena pubblicato dalle Edizioni Ponte Sisto di Roma, "A Tavola nella Terra del Mito" è l’ultimo libro del sociologo e giornalista Roberto Campagna.

Eccole le città arcaiche: Anxur, Circeii, Cora, Norba, Privernum, Satricum e Setia. Nei loro posti o nelle immediate vicinanze sono nate rispettivamente Terracina, San Felice Circeo, Cori, Norma, Le Ferriere (Aprilia) e Sezze. Invece Circe, Cerere, Diana, Feronia, Giunone, Mater Matuta, Minerva, Pomona, Salacia, Vesta e Venilia sono le antiche e misteriose divinità femminili che vi abitavano, in quelle città. E insieme a Camilla e Ninfa, donne amazzoni, animavano le acque, i boschi, le montagne, i campi e i pascoli. Proprio grazie alle acque, ai boschi, alle montagne, ai campi e ai pascoli, il territorio della provincia di Latina è diventato uno dei più ricchi giacimenti golosi italiani. Ma forse lo era già a quei tempi, quelli che hanno fatto dell'area pontina la "terra del mito" 

«Quello del cibo al mito - precisa l’autore - è un accostamento che potrebbe diventare la chiave di volta dello sviluppo futuro dell’Agro Pontino». Ogni tappa narra un prodotto, le cui immagini a colori mettono in risalto le sue caratteristiche. A proposito d’immagini, le foto di Alessandro Di Norma “raccontano” più del parole. La luce in particolare trasforma l’attimo in soggetto e il momento in storia raccontata. E proprio la luce, con i suoi tagli, è stata la “penna” utilizzata dal giovane fotografo di Sezze per narrare questo viaggio tra i cibi locali. Un lavoro complesso, mai banale.

«Allo studio fotografico – sottolinea Di Norma - si è preferito il piccolo caseificio tra i monti Aurunci o le stalle di bufale nell’Agro Pontino, rischiando di trovarsi la scheda fotografica piena di scatti inutilizzabili. Ma è stato un lavoro gratificante. Ricco d’incontri, di scoperte».
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